Cronaca

Terremoto ad Amatrice, quelli che “ci arrangiamo”. “Ma l’autogestione non piace a Protezione Civile e Comune”

Subito dopo il terremoto del 24 agosto 2016, alcuni abitanti di Cossito, una delle 69 frazioni di Amatrice, si sono organizzati autonomamente per far fronte all’emergenza. “Senza disperderci e restando vicini al paese, rifiutando di essere assistiti e gestiti”. A distanza di due mesi, gli sfollati si ritrovano ancora nelle tende che si sono procurati autonomamente, ma visto l’avvicinarsi dell’inverno, avrebbero già reperito una ventina di container abitativi grazie alla disponibilità del sindaco di Spoleto e l’Anas de L’Aquila, che offrirebbero gratuitamente queste soluzioni in attesa delle “casette” promesse dal Governo come previsto dall’Accordo Quadro per la fornitura, il trasporto e il montaggio di Soluzioni Abitative in Emergenza e servizi connessi. Tuttavia, per farle arrivare è necessaria una delibera del sindaco di Amatrice che ad oggi tarda ad arrivare. In questi mesi, alcuni sfollati hanno trovato sistemazioni autonome, per le quali la Protezione Civile prevede un rimborso spese, mentre altri hanno accettato l’ospitalità gratuita nelle strutture alberghiere individuate dalle istituzioni lontano dai comuni colpiti dal sisma. A sentirsi abbandonati dalle istituzioni sono gli allevatori e i pochi abitanti delle frazioni di Amatrice che hanno voluto restare nel loro territorio, ma iniziano a temere l’arrivo della neve. Se da una parte tutti gli allevatori intervistati da ilfattoquotidiano.it in diverse frazioni di Amatrice sostengono di essersi arrangiati autonomamente, senza aver ricevuto nulla dalle istituzioni, dall’altra parte la Protezione Civile precisa che gli allevatori avrebbero avuto la possibilità di scegliere tra le SAE (Soluzioni Abitative in Emergenza) e dei moduli provvisori rurali, mentre, in questi mesi di attesa, avrebbero potuto richiedere dei camper, “messi anch’essi a disposizione degli allevatori fino a quando saranno installati o i moduli o le SAE”. Solo un problema di comunicazione, quindi, alla base del malcontento che abbiamo raccolto tra quanti, nelle varie frazioni, si sono rimboccati le maniche e ora si sentono ostacolati dalle istituzioni