Scienza

Nobel, Italia snobbata. Lettera aperta degli scienziati: “Ricerca indebolita. Il problema è proprio il nostro Paese”

Venti in totale i premiati nella storia del Nobel, se si includono i riconoscimenti assegnati per le discipline non scientifiche. Gli ultimi due studiosi italiani a vincerlo - Mario Capecchi nel 2007 in Medicina e Fisiologia e Riccardo Giacconi in Fisica nel 2002 per lo studio dell’universo ai raggi X - in realtà, hanno condotto le proprie ricerche all’estero, negli Usa

Il Nobel, questo sconosciuto. In Italia manca ormai da dieci anni. Un tempo troppo lungo perché non susciti riflessioni e amarezze. Venti in totale i premiati nella storia del Nobel, se si includono i riconoscimenti assegnati per le discipline non scientifiche. Gli ultimi due studiosi italiani a vincerlo – Mario Capecchi nel 2007 in Medicina e Fisiologia (prima foto) per i suoi studi sulle cellule staminali embrionali, e Riccardo Giacconi (seconda foto) in Fisica nel 2002 per lo studio dell’universo ai raggi X – in realtà, hanno condotto le proprie ricerche all’estero, negli Usa. Non è un caso, secondo la comunità scientifica italiana. Le ragioni? “L’indebolimento sistematico della ricerca di base italiana, ormai giunta allo stremo delle forze dopo decenni di sotto-finanziamento, e regolata da sistemi di reclutamento, funzionamento e valutazione non sempre adeguati”.

Una riflessione amara, contenuta in una lettera sottoscritta da presidenti di centri di ricerca, come il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e l’Istituto italiano di tecnologia (Iit), rettori, accademici dei Lincei e docenti universitari. La causa scatenante, l’assegnazione del Nobel per la Chimica 2016 ai ricercatori Jean-Pierre Sauvage, dell’Università di Strasburgo, Fraser Stoddart, della Northwestern University di Evanston, e Ben Feringa dell’Università di Groningen, per la “progettazione e sintesi di macchine molecolari”. Una scelta che ha visto escluso l’italiano Vincenzo Balzani, uno dei padri di questo filone di ricerche (terza foto), con importanti applicazioni in nanotecnologia e biomedicina. Balzani, che ha firmato decine di pubblicazioni scientifiche con due dei tre neo-premiati ed è tra i cento chimici più citati al mondo, è risultato, per così dire, primo dei non eletti. Appresa la notizia della mancata assegnazione, in dichiarazioni a caldo rilasciate alle agenzie lo scienziato si è subito detto “stupito di non rientrare nella lista dei Nobel per la chimica 2016”. Aggiungendo poi, con ironia, che “forse la spiegazione più semplice è che siamo in quattro, e il Nobel lo si può dare solo a tre persone. È, comunque, bello arrivare quarti: bisogna prenderla con filosofia”.

I colleghi di Balzani, però, non ci stanno e, a distanza di alcune settimane, esprimono in una lettera tutta la loro amarezza, argomentando che “molte delle nano-macchine citate nella motivazione del Nobel, fra le quali il celebre ascensore molecolare, non avrebbero funzionato – forse non avrebbero neppure visto la luce – senza il lavoro del gruppo di Balzani all’Università di Bologna”. Gli studiosi tengono a precisare che la lettera non vuole essere una critica nei confronti dei tre premiati, per i quali, secondo i firmatari, “il riconoscimento è assolutamente meritato. Sulla torre erano in quattro – si legge nella missiva -, e uno doveva essere buttato giù”.

Perché allora sacrificare proprio il nome di Balzani? “Quando la competizione internazionale arriva a questi livelli, non basta il curriculum scientifico – spiegano i firmatari della lettera -. Occorre che gli scienziati siano supportati dalla comunità nazionale: atenei, grandi enti di ricerca, accademie, società e ministeri”. Questo, secondo la comunità scientifica italiana, non sarebbe avvenuto. “Noi fin da ora – si legge nella missiva -, ci impegniamo a creare gli strumenti per fare sistema, affinché episodi come questo, già avvenuti in passato anche in altre discipline, non accadano di nuovo”.

Il riferimento è alla “clamorosa esclusione”, come venne definita dai fisici italiani nel 2008, di Nicola Cabibbo, scomparso nel 2010, e Giovanni Jona-Lasinio dal Nobel per la Fisica di quell’anno. Il riconoscimento nel 2008 venne, infatti, assegnato ai giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, per le loro ricerche in fisica delle particelle. In particolare, per la cosiddetta matrice Cabibbo-Kobayachi-Maskawa, o matrice “Ckm”, dalle iniziali dei tre ricercatori che l’hanno ideata. Ebbene, due dei tre sono stati premiati. Mentre la “C” del terzetto, che fa riferimento proprio all’italiano Cabibbo, non ha ricevuto alcuna menzione dal Comitato per il Nobel. Anche il nome del terzo premiato del 2008, Yoichiro Nambu, altro fisico delle particelle, è strettamente legato a quello di uno scienziato italiano, anche lui ignorato, Giovanni Jona-Lasinio. Tanto che fu proprio quest’ultimo a essere scelto da Nambu per la prolusione alla cerimonia di consegna del Nobel in fisica 2008.

È come se l’aver fatto scienza in Italia fosse in qualche modo visto come un handicap. “Il sistema della ricerca italiano – prosegue la lettera – è fortemente indebolito, ed è percepito come tale anche all’estero, dove l’Italia fatica a raccogliere i frutti che merita. Auspichiamo – concludono gli scienziati – che questa grande opportunità persa dalla scienza italiana, e dall’intero Paese, possa diventare occasione di riflessione e di cambiamento”.

Il testo della lettera