Cronaca

Dalai Lama a Milano, Tenzin Gyatso riceve la cittadinanza onoraria. La Cina protesta: “La scelta del Comune ci ferisce”

La massima autorità del buddismo tibetano nel capoluogo lombardo. Prima l'incontro riservato con Sala a Linate, poi col cardinale Scola in Arcivescovado. Manifestazione di rimostranza della comunità cinese nei pressi del teatro Arcimboldi, mentre la diplomazia di Pechino rilascia dichiarazioni indignate: "Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali". Ma il monaco minimizza, e cita Berlinguer

Una visita annunciata da tempo, e che non ha mancato di generare tensioni. Il Dalai Lama è arrivato a Milano, dove riceverà la cittadinanza onoraria. Decisione che ha provocato le prevedibili proteste contro la massima autorità del buddismo tibetano ad opera del governo di Pechino e della comunità cinese, numerosa e ben radicata nel capoluogo lombardo.

Ad accogliere Tenzin Gyatso è stato, in mattinata, Beppe Sala: tra i due si è svolto un breve incontro riservato in un locale dell’aeroporto di Linate. “Milano città aperta. Nel passato, nel presente e nel futuro”, ha scritto il sindaco in un post su Facebook.

Accompagnato da una delegazione di monaci e scortato dalla sicurezza, il Dalai Lama ha poi raggiunto l’Arcivescovado di Milano, dove è stato ricevuto da monsignor Bressan e da una delegazione di vescovi della Diocesi. Poi l’incontro col cardinale Angelo Scola, al quale Tenzin Gyatso ha offerto in dono la Kata, la cosiddetta sciarpa bianca della felicità, indumento tipico del cerimoniale civile e religioso del buddismo tibetano. 

Nel frattempo, però, un gruppo di attivisti cinesi residenti a Milano ha dato vita, nei pressi del teatro Arcimboldi, ad una protesta contro il conferimento della cittadinanza onoraria a Tenzin Gyatso. È stato organizzato un piccolo presidio, raccolto intorno ad uno striscione rosso su cui si legge “Il Tibet è Cina. La Cina è il Tibet da secoli”. Proprio la questione tibetana, com’è noto, è al centro delle tensioni tra il Dalai Lama e Pechino, che contesta il ruolo politico ricoperto Tenzin Gyatso. “La nostra posizione è chiara: ci opponiamo con forza a ogni contatto e incontro con funzionari di altri Paesi”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. “Speriamo – ha detto Hua in conferenza stampa – che i vari Paesi possano rispettare la posizione della Cina e ci auguriamo possano prendere iniziative tangibili a tutela della reciproca fiducia per salvaguardare le relazioni bilaterali”. Ancora più esplicita la protesta dell’ambasciata di Pechino a Roma. “Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese”. Nella nota ufficiale si precisa inoltre che “tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi. La Cina, con i suoi Rappresentanti Istituzionali, esprime forte rimostranza e ferma opposizione. Il quattordicesimo Dalai Lama – si legge ancora – non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività separatiste contro la Cina”.

Proteste che il Dalai Lama liquida comunque come “un fatto molto normale” che “avviene sempre”. Alcune di queste rimostranze sarebbero in realtà, secondo Tenzin Gyatso, “organizzate apposta dalle ambasciate cinesi per creare questo tipo di problematiche”. Quanto alla questione politica al centro delle tensioni diplomatiche, rispondendo alle domande dei cronisti in occasione dell’incontro col cardinale Scola, il Dalai Lama ha precisato: “Io non promuovo l’indipendenza del Tibet. Anzi, noi vogliamo restare insieme alla comunità cinese, ma ci sono molti testardi che dicono che io sono separatista, ma non lo sono”. “I cinesi – ha proseguito Tenzin Gyatso – sono più preoccupati per il Dalai Lama di quanto lo sia il Dalai Lama per il Dalai Lama stesso. Se siete tanto preoccupati per la reincarnazione del Dalai Lama – ha continuato, rivolgendosi direttamente a chi lo contesta – dovreste prima accettare il sistema della reincarnazione e poi pensare alla prossima reincarnazione di Mao Tse Tung e Den Xiaoping. I cinesi comunisti devono accettare una rinascita”. Criticando poi l’ateismo propagandato dal regime cinese, il Dalai Lama ha fatto riferimento al leader storico del Pc: “Mi hanno detto che Berlinguer aveva tanto rispetto per le religioni e portava la moglie in macchina in chiesa tutte le domeniche. Ho apprezzato molto”.