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Argentina: 16enne torturata, stuprata e impalata. Proteste contro il femminicidio in tutto il Paese

Lucia Perez è stata brutalmente uccisa l'8 ottobre. Il suo corpo era stato ripulito poi abbandonato davanti all'ospedale di Mar del Plata. Fermati tre uomini. Cortei in tutto il Paese, dove ogni trenta ore una donna viene uccisa da un uomo

Prima l’hanno drogata. Poi torturata e impalata. E l’hanno rivestita, lavata e ripulita prima di abbandonarla, ormai esanime, davanti all’ospedale di Mar del Plata dove i medici non sono riusciti a rianimarla. Quella subita dalla sedicenne Lucia Perez lo scorso 8 ottobre, ha detto il pubblico ministero Maria Isabel Sanchez, è la storia di “una violenza sessuale disumana”, che ha sconvolto anche il medico legale.


“In tutta la mia carriera – ha detto – non ho mai visto nulla di simile”. Per le violenze e l’omicidio della giovane – avvenuto mentre a Rosario 70mila persone sfilavano per il Raduno Nazionale Femminile – sono stati fermati Matias Farias, 23 anni, e Juan Pablo Offidani, 41, due spacciatori già noti alle forze dell’ordine. E a poche ore dal loro arresto è stato fermato anche un terzo uomo, che secondo il pubblico ministero avrebbe aiutato gli altri due a compiere lo stupro e a nascondere i segni della violenza.

Un caso che ha sconvolto il Paese, dove ogni 30 ore una donna viene uccisa per mano di un uomo. E dove solo nel 2015 sono avvenuti 286 femminicidi. Migliaia di cittadini hanno organizzato manifestazioni in tutto il Paese: a Mar de la Plata sono scesi in piazza al grido di  #NiUnaMenos (Non una di meno), mentre a Buenos Aires è stato organizzato uno “sciopero al femminile” per ribadire l’importanza e i diritti delle donne.

#NiUnaMenos#MiércolesNegro
Lucía Perez,16años, 8/10violada hasta la muerte, argentina grita NO.
Miércoles 19/10 estaremos d luto por ella pic.twitter.com/e8tuwaiQIy

— faty (@snsrbcn) October 17, 2016

“La protesta – hanno spiegato le organizzatrici dell’associazione Ni Una Menos– consiste nel fermarsi dalle 13 alle 14 nel tuo ufficio, la tua scuola, il tuo tribunale, la tua redazione, il tuo negozio o la fabbrica nella quale lavori per dire basta alla violenza maschilista. Perché noi vogliamo rimanere vive”. Sempre nella Capitale è previsto un corteo che arriverà fino alla Casa Rosada, sede della presidenza.