Cronaca

Aprilia, roghi e intimidazioni nella città del boom edilizio tra Roma e Latina. L’investigatore: “Colpisce il silenzio”

In fiamme le auto dell'assessore e del responsabile di Libera, distrutto il furgone di Radio Studio 93. Il centro sorto con le bonifiche mussoliniane è oggi teatro di una forte speculazione edilizia. E hanno trovato posto rappresentanti di tutte le mafie italiane

Un rogo dietro l’altro. Prima, tre anni fa, l’incendio dell’automobile dell’ex assessore al bilancio e del responsabile di Libera; per arrivare, nei giorni scorsi, alla distruzione del furgone di Radio Studio 93. Un crescendo che in questi anni ha visto sparatorie, altre automobili distrutte, rapine. Il clima ad Aprilia – 70 mila abitanti, quaranta chilometri da Roma – è tutt’altro che autunnale. Le fiamme in pochi giorni hanno colpito piccoli stabilimenti artigianali, furgoni, automobili, dopo un’estate caratterizzata dai roghi sulla via Pontina (nella foto). Nel Paese che vede la più forte espansione edilizia dell’area tra la capitale e Latina, con palazzi che spuntano in ogni angolo, la tensione sta diventando quotidiana.

Colpisce il silenzio di questa città”, afferma un investigatore, mentre sfoglia informative e profili storici del territorio diventato nel tempo una sorta di grande dormitorio. Città creata negli anni ’30 durante la bonifica mussoliniana, poi in buona parte distrutta durante i bombardamenti delle seconda guerra mondiale, ospita oggi alcuni esponenti di praticamente tutte le organizzazioni criminali. Ci sono gli Alvaro – famiglia storica di ‘ndrangheta – arrivati negli anni ’50 e ’60, spediti dalla Calabria al confino, quando la parola mafia neanche esisteva nel codice penale. Acquistarono grandi appezzamenti di terra, misero su aziende di telecomunicazioni, diventando imprenditori in grado di muovere capitali importanti. In città sono ben conosciuti anche alcuni affiliati storici di Cosa Nostra, ampiamente citati nei processi più importanti, come Pizza Connection. E, in epoca più recente, si sono impiantati in questa fascia alle porte della capitale importanti esponenti di gruppi di camorra, forse in questo momento il gruppo più determinato nel controllare le piazze di spaccio e gli investimenti. A Nettuno – città del litorale romano che confina con Aprilia – si era radicata da tempo Maria Rosaria Schiavone, detta la Sfinge, arrestata tre anni fa dalla Dda di Roma, dopo lunghe indagini partite da una attentato a colpi di kalashinkov sulla via Appia

La zona tra Roma e Latina è prima di tutto luogo di alleanze, di scambio e di affari: “Quest’area di Aprilia e Cisterna è stata interessata – ha raccontato lo scorso maggio alla commissione antimafia il questore di Latina Giuseppe De Matteis – da una forte speculazione edilizia, da un forte investimento di capitali di provenienza soprattutto illecita nel settore edilizio, con tutto quello che ne consegue, come cambi di destinazione d’uso, piani regolatori generali approvati in un certo modo e così via”.

La pressione criminale aveva colpito esponenti politici locali già nel 2013. Prima furono incendiate le automobili dell’ex assessore al bilancio Antonino Chiusolo e del coordinatore dell’associazione Libera. L’assessore decise poi di lasciare il Comune pochi mesi dopo l’attentato, quando trovò davanti alla porta di casa dieci proiettili. Sempre nel 2013 venne aggredito il consigliere comunale Pasquale Di Maio della lista civica “Forum per Aprilia”: un uomo mascherato lo colpì all’uscita del Comune con una spranga di ferro a una gamba e alla testa. Da allora ci sono stati altri episodi di intimidazione e di incendi di autovetture, fino ad arrivare all’attentato al furgone attrezzato per le dirette della Radio Studio 93, emittente storica della città. Le indagini, affidate ai carabinieri, per ora non hanno individuato una pista precisa. Di certo Studio 93 è molto conosciuta nella zona per aver sempre raccontato quello che avviene nel mondo criminale locale, in quell’area a cavallo tra la provincia di Roma, di Latina e il litorale di Anzio e Nettuno dove da ormai diversi decenni crescono i clan, arrivati già alla seconda generazione.