Cronaca

Evasione, nobile milanese arrestato ad Abu Dhabi per aver sottratto al fisco un miliardo. Era ricercato dal 2015

Secondo gli inquirenti Anton Giulio Alberico Cetti Serbelloni è "un personaggio che ci sapeva fare, sia come imprenditore che come criminale". Rampollo di una famiglia aristocratica, molto conosciuto negli ambienti di collezionisti e venditori di opere d'arte, aveva progettato di costruire un resort di lusso a Forte dei Marmi. Dopo una latitanza "dorata" negli Emirati, ora dovrà scontare una condanna di 8 anni e 8 mesi

È “un personaggio che ci sapeva fare, sia come imprenditore che come criminale“. Gli investigatori che hanno seguito per mesi le sue tracce definivano così, Anton Giulio Alberico Cetti Serbelloni, il 60enne rampollo di una famiglia nobile di Milano, proprietario di una società  di consulenza per collezionisti d’arte con sede legale nella centralissima Via Turati. È stato arrestato ad Abu Dhabi, al termine di una latitanza “dorata”, su mandato di cattura internazionale emesso dalla Procura di Milano. Il motivo? Ha evaso un miliardo di euro.

Conosciuto nei circoli finanziari lombardi per le sue attività nel mondo dell’arte, Cetti Serbelloni era ricercato dal 2015, quando un’ordinanza a firma della gip di Milano Alessandra Cerreti lo aveva condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere (pena passata in giudicato). Le ultime tracce in Italia, prima di fuggire all’estero, Cetti Serbelloni le aveva lasciate a Forte dei Marmi, città che frequentava stabilmente e nella quale aveva progettato di costruire un resort di lusso. Le indagini sul suo conto sono iniziate nel 2002, dopo un controllo effettuato dalla Guardia di Finanza e disposto dalla procuratrice di Milano Giulia Perrotti. Cinque anni dopo era stato arrestato, ma solo per alcuni mesi. Tornato in libertà nel 2015, ha ben presto lasciato l’Italia, trasferendosi prima in Marocco e poi negli Emirati, dove, spiegano gli investigatori, ha condotto “un’esistenza dorata“. Era già all’estero quando fu emessa la sua condanna definitiva.

Gli inquirenti ritengono che Cetti Serbelloni abbia trattenuto il 20% della cifra evasa. Nell’ordinanza la procura ha sottolineato la “spiccata dote imprenditoriale” e la altrettanto “spiccata dote criminale”. La sua società, con sede legale in Via Turati a Milano, rendeva servizi informatici per aste mondiali a collezionisti e venditori di opere, da classiche greco-romane a contemporanee, e permetteva al nobile imprenditore di essere “capace di porsi come unico referente nel suo settore a livello nazionale e internazionale”. Rintracciato dai carabinieri della quarta sezione catturandi di Milano, Cetti Serbelloni è stato arrestato dalle forze dell’ordine arabe a seguito dell’intervento dell’Interpool. È ora in attesa di estradizione.