Cronaca

Proponevano di curare Sla, Parkinson e Sclerosi multipla con terapie alternative: sei arresti a Terni

In carcere sono finiti un avvocato, un farmacista di Rieti, una fisioterapist, un medico odontostomatologo e un ingegnere biomedico che si occupava del rifornimento dei farmaci e della divulgazione del programma terapeutico, prevalentemente su internet. Gli investigatori hanno però precisato che nessun malato di questa patologia risulta finora trattato nel centro estetico doveveniva applicato il protocollo. Le indagini sono comunque ancora in corso

Un medico, un farmacista, un ingegnere biomedico e anche un avvocato. Sei camici bianchi che proponevano a persone malate di patologie degenerative come Sla, sclerosi multipla, artrite reumatoide e morbo di Parkinson, terapie spacciate come miracolose e alternative alla medicina tradizionale (un protocollo denominato Seven to stand), ma risultate prive di validità scientifica. Sono stati arrestati dalla polizia di Terni e l’autorità giudiziaria ha contestato agli indagati l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa smantellata. Cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere, mentre per una sesta persona il gip ha disposto gli arresti domiciliari.

In carcere sono finiti un avvocato, ritenuto ideatore e capo del gruppo che aveva fondato l’associazione denominata “Università popolare Homo&Natura”, un farmacista di Rieti, il quale avrebbe preparato materialmente i farmaci anche con sostanze provenienti dalla Cina, una fisioterapista impegnata nel centro estetico “Forme di bellezza” di Terni e che forniva indicazioni sull’assunzione dei farmaci, un medico odontostomatologo direttore sanitario della stessa struttura nella quale veniva applicato il protocollo, e un ingegnere biomedico che si occupava del rifornimento dei farmaci e della divulgazione del programma terapeutico, prevalentemente su internet. Ai domiciliari invece un collaboratore del centro estetico. Almeno 240 i malati che sarebbero finiti nella rete del gruppo, secondo quanto accertato finora dalla polizia coordinata dalla procura di Terni, ai quali venivano chiesti tra 2 e 4mila euro. Gli investigatori hanno però precisato che nessun malato risulta finora trattato nel centro estetico dove – in base agli accertamenti – veniva applicato il protocollo. Le indagini sono comunque ancora in corso.