Società

Firenze, i gommoni dell’artista Ai Weiwei sulle facciate di Palazzo Strozzi. Scoppia la polemica: “Scempio”. Ma l’esperto Montanari apprezza: “Valore politico fortissimo” (FOTO)

Fa discutere l'installazione dell'attivista per i diritti civili cinese, una delle 60 opere che comporrà la mostra "Ai weiwei. Libero", e che sarà ospitata nei prossimi mesi in vari spazi del capolavoro dell'architettura rinascimentale. L'iniziativa vuole richiamare l'attenzione sulla questione dei migranti, ma non convince tutti. Su Facebook è partita la disputa tra favorevoli e contrari, ma lo storico dell'arte plaude l'iniziativa

Un braccio meccanico impegnato a fissare dei gommoni arancioni sulle facciate di Palazzo Strozzi. È quanto si sono trovati davanti agli occhi turisti e residenti che camminavano per le vie del centro storico di Firenze, nella mattinata di lunedì 12 settembre. Si chiama “Reframe” l’installazione preparata dal cinese Ai Weiwei, fra i più celebrati e discussi artisti contemporanei. I gommoni utilizzati in tutto sono 22, e sono stati collocati, come “nuove cornici” – da qui il titolo dell’opera – delle bifore del secondo piano della struttura, capolavoro dell’architettura rinascimentale. Il significato dell’iniziativa? Richiamare l’attenzione internazionale sulla irrisolta questione dei migranti. “Un problema attuale, davvero legato alla contemporaneità”, ha spiegato Ai Weiwei, che ha poi precisato: “Il mio lavoro riguarda sempre l’umanità di oggi”.

A poche ore dall’allestimento dell’installazione, sono divampate le polemiche. Da un lato gli scettici, che ritengono quei gommoni così ingombranti un oltraggio ad uno dei simboli della città. Dall’altro, invece, chi apprezza la novità e esalta il valore politico dell’iniziativa. I social network, anche stavolta, fanno da cassa di risonanza del dibattito. La pagina Facebook di Palazzo Strozzi, in particolare, è stata invasa dai commenti dei cittadini fiorentini e non solo. “Scempio“, “orrore”, “vandalismo e deturpazione”, ma anche “una roba che non si può vedere” e l’immancabile, fantozziana “cagata pazzesca”: queste sono le parole d’ordine della fazione dei contrari e degli indignati. I quali, però, si attirano a loro volta gli strali di chi non vede affatto di buon il rifiuto di tutto ciò che è contemporaneo. “Non si può restare sempre fermi al ‘500”, scrive qualcuno. Altri, invece, liquidano la questione con giudizi assai meno diplomatici: “Che palle questi fiorentini lagnosi sempre col ditino alzato a dare lezioni sui bei tempi andati. Fate ridere per non dire che fate pena”. A tentare di sedare la disputa, è arrivata anche la dichiarazione ufficiale di Palazzo Strozzi: “Lo sappiamo, si tratta di un’installazione ‘forte’, difficile da ignorare, soprattutto perché si innesta su un palazzo rinascimentale. Ma potrebbe rappresentare un’occasione per la città di Firenze per portare l’attenzione sul tema della crisi umanitaria dei rifugiati grazie all’arte”.

Ilfattoquotidiano.it ha contatto lo storico dell’arte Tomaso Montanari, che approva l’inziativa. “Per una volta, Firenze non è costretta ad ospitare un ‘contemporaneo di seconda mano’, con ‘novità’ ideate dieci o vent’anni prima per altri luoghi. Quella di Ai Weiwei è un’opera pensata specificamente per Palazzo Strozzi: e trovo interessante, ad esempio, l’analogia tra la forma dei gommoni e quella dell’arco acuto che caratterizza le bifore. Un’analogia – prosegue Montanari – che rispetta le linee del palazzo e al contempo la altera con un messaggio fortissimo. Noi siamo abituati a pensare alla tragedia dei migranti come qualcosa di lontanissimo dal lusso dell’arte: Ai Weiwei ci ricorda che non è così, ed è particolarmente significativo che lo faccia in una città come Firenze, che si sta trasformando sempre più in una bomboniera per turisti, seguendo lo sciagurato esempio di Venezia”. Due i possibili rischi connessi all’operazione, secondo Montanari: “Il primo è di tipo materiale, data la delicatezza dell’operazione necessaria per fissare i gommoni alle facciate del palazzo. Ma voglio augurarmi che siano state prese tutte le precauzioni del caso, visto che si tratta di uno degli esempi di architettura rinascimentale di maggior valore nel nostro Paese. Il secondo è un rischio più subdolo, e ha a che fare con l’estetizzazione del dolore. Ma in questo caso, mi pare proprio che valesse la pena correrlo”.

L’installazione “Reframe” non è che una delle 60 opere che comporranno la mostra “Ai weiwei. Libero“: una retrospettiva dedicata ai 30 anni di carriera dell’artista cinese, da molto tempo impegnato nella lotta per i diritti sociali e umanitari, accanito oppositore del regime di Pechino, fino al punto di essere arrestato nel 2011 e detenuto per 81 giorni in una località segreta per volere del governo del suo Paese. La mostra occuperà, nel suo complesso, vari spazi di Palazzo Strozzi, dal cortile al piano nobile, fino ai sotterranei della Strozzina e alla facciata, e si terrà dal prossimo 23 settembre fino al 22 gennaio 2017.