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Paralimpiadi Rio 2016, impresa di Baka: corre più veloce dell’oro olimpico. Avrebbe vinto anche tra i normodotati

Impresa dell'atleta algerino, ma anche dell'argento Tamiru Demisse, del bronzo Kirwa e del quarto classificato Fouad Baka: tutti e quattro hanno i corso i 1500 nella categoria T13 – riservata agli atleti con "bassa visione" – impiegando meno tempo di Matthew Centrowitz, campione in carica

Il vincitore Abdellatif Baka, ma anche l’argento Tamiru Demisse e pure il terzo e il quarto. Tutti più veloci di Matthew Centrowitz, che sulla stessa distanza, i 1500 metri, alle Olimpiadi aveva conquistato l’oro. È stata una notte speciale alle Paralimpiadi di Rio, perché nella categoria T13 – riservata agli atleti con “bassa visione” – i primi quattro hanno corso più veloci del campione olimpico in carica. Abdellatif Baka ha chiuso in 3’48”29, un tempo che sarebbe valso il primo posto anche ad agosto. Ha impiegato venti centesimi di secondo in più l’etiope Demisse, mentre il keniano Kirwa ha tagliato il traguardo in 3’49”59 e un altro algerino, Fouad Baka, fratello del vincitore, in 3’49”84. L’americano Centrowitz, a sorpresa, il 20 agosto era stato il migliore in 3’50”00 davanti a Taoufik Makhloufi e Nick Willis.

E pur essendo vero che il tempo del vincitore delle Olimpiadi è stato il più alto dai Giochi di Los Angeles del 1932, e che entrambe le semifinali di Rio erano state portate a termine in meno di 3 minuti e 40 secondi, il risultato di questa notte resta storico, non solo per il nuovo record del mondo tra gli atleti paralimpici. Abdellatif Baka, a parità di tattiche di gara, che influenzano molto i tempi del mezzofondo, avrebbe trionfato anche tre settimane fa. Dimostrando, ancora una volta, come le Paralimpiadi mettano in mostra le abilità degli atleti più che le loro disabilità. “Sono strafelice, peccato non esserci stato anche ad agosto. Non è stato facile, ho lavorato duro per quasi due anni, senza soste, per arrivare a questo risultato”, ha commentato l’algerino dopo aver vinto l’oro sulla pista dello stadio Engenhao.

Classe ’94, Baka aveva già vinto il metallo più prezioso a Londra 2012 negli 800 metri e negli scorsi anni ha conquistato anche quattro titoli mondiali sulle due distanze. Per l’Algeria si tratta del primo oro a Rio 2016, dopo i 4 argenti e 4 bronzi portati a casa nelle prime giornate. L’assolo di Baka è stato celebrato nel suo Paese su tutti i siti dei principali quotidiani, anche grazie allo straordinario crono che ha offuscato il risultato di Centrowitz, a sua volta storico. Era infatti dal 1908 che uno statunitense non riusciva a vincere l’oro nei 1500 metri alle Olimpiadi. L’ultimo a farcela era stato Mel Sheppard, poi era iniziato il lungo digiuno. Fino all’impresa di Matthew, che è riuscito a spezzare il dominio africano iniziato a Barcellona 1992. Un risultato fuori dal comune per il ragazzo allenato dallo stesso coach di Mo Farah e figlio di un altro olimpionico. Poi è arrivato Abdellatif Baka a scrivere un’altra pagina di storia nei 1500 metri: più veloce di tutti, senza alcuna differenza.

Ma l’algerino non è solo. Nei prossimi giorni, il portabandiera della Germania, Markus Rhem, potrebbe scrivere un’altra splendida storia. Il tedesco, privo di una gamba, è un saltatore in lungo: lo fa grazie a una protesi simile a quella usata da Oscar Pistorius. Il suo primato è di 8.40 metri, ovvero due centimetri in più di quanto è bastato a Jeff Henderson per vincere l’oro a Rio 2016. Tra gli azzurri ci sono Eleonora Sarti, arciera che alcuni mesi fa ha partecipato ai Mondiali indoor per normodotati conquistato un bronzo, e il giovanissimo Raffaele Di Maggio, 15enne con una disabilità intellettiva che corre i 60 metri in 7”11, meglio di qualsiasi cadetto anche tra i normodotati, come raccontato da ilfattoquotidiano.it. Non partecipa ai Giochi di Rio, ma non è detto che a Tokyo, fra quattro anni, non possa correre con i normodotati. In Brasile, invece, si rivedrà Matt Stutzman, argento a Londra ma detentore di un record assoluto. L’americano è senza braccia, questo tuttavia non gli ha impedito di diventare il primo al mondo a centrare un bersaglio da poco più di 283 metri.