Cronaca

Rozzano, “traffico in tilt e pregiudicati in prima fila”: bufera su funerali di 24enne. “E’ Gomorra”. Sindaco: “Gesto di cuore”

Le esequie nella chiesa Sant’Angelo, fuori una grande processione non autorizzata e un corteo di motorini e auto che si impadronisce del centro. Alcuni residenti parlano di scene degne della fiction. Il primo cittadino minimizza: "Qualcuno vuole strumentalizzare l’episodio per buttarla in politica. Verificheremo eventuali irregolarità"

“Ragazzi la rotonda è nostra: bloccate la strada, bloccate di là”. Tutt’intorno moto e motorini che sgasano e suonano, un fiume di auto si riversa nel corteo che s’impadronisce del centro. Molti ragazzi girano senza casco, alcuni sono in tre su un motorino. Per strada neppure l’ombra di un vigile. Venerdì due settembre. E’ un pomeriggio di sole a Rozzano, la città che l’anno scorso ha conferito la cittadinanza onoraria al pm antimafia Nino Di Matteo. Si celebrano i funerali di un giovane di 24 anni molto noto in città, morto in un tragico incidente sulla statale 35 dei Giovi. Attorno al feretro, all’uscita dalla chiesa Sant’Angelo, si materializza una grande processione con mezzi, striscioni, magliette e quant’altro mai autorizzata dal Comune. Viene anche filmata da tal Gennaro “Genny” Speria (collane d’oro, una pistola tatuata sul collo, sulle ciglia l’insegna della sua officina “area51”). A rivedere le immagini, in effetti, sembra di stare a Bogotà o a Palermo, non alle porte di Milano. Sui social scoppia la polemica. La famiglia risponde: “Attappatevi la bocca”.

Lo “spettacolo”, a chi lo ha subito, è parso alquanto sinistro. Alcuni residenti scomodano Gomorra e chiamano in causa l’amministrazione e le istituzioni “assenti” di fronte a un’esibizione di “possesso” dello spazio pubblico cittadino. In prima fila, denunciano alcuni, c’erano pezzi da novanta della criminalità rozzanese. “Abito qui da 36 anni”, spiega un cittadino che su Facebook rivendica il diritto a veder rispettata la legalità. “Rozzano si è fortemente connotata come una città del profondo sud. Con tutte le variabili del caso. Questo episodio mi è parso una prova di forza, un tentativo di dire ‘il territorio è nostro, qui comandiamo noi’. Perché non c’era nessuno delle istituzioni, nessuno delle forze dell’ordine. Da quello che si vede è un abuso di spazi pubblici, della pazienza dei cittadini, perché questi ragazzotti occupano il manto stradale, le rotonde, il traffico, in due o in tre senza casco”. E Gomorra? “Nel video – continua il cittadino – si vedono alcuni che incitando i passanti a fermare la circolazione, danno indicazioni sul percorso, smistano le auto. Io non li conosco ma chi li conosce meglio li ha identificati e li riconduce alle famiglie che oggi detengono lo spaccio della droga”. E conclude: “Non mi preoccupa tanto chi c’era ma le risposte. Post e commenti del tipo: ‘è una ragazzata fatta col cuore e si può anche accantonare per un momento la legge’. Nel mio avevo scritto che se ognuno lo fa è il farwest”.

Una risposta indiretta al sindaco Barbara Agoliati che al fattoquotidiano.it dice: “Non ci sto”. “Io ero in vacanza e mi hanno riferito che il corteo non era autorizzato. Ma da qui a dire che Rozzano è Gomorra proprio non ci sto. Qualcuno forse vuole strumentalizzare l’episodio per buttarla in politica ma qui parliamo di una cosa nata spontaneamente dagli amici di questo ragazzo, fatta col cuore. Forse hanno trasceso i limiti del consentito ma siamo in prima linea per mantenere il livello di legalità, in un contesto difficilissimo”. L’amministrazione può tollerare che si blocchi il traffico e si circoli in tre sul motorino? “No questo no, non possiamo derogare alle leggi”. E quindi? “Se è come dice lei acquisiremo elementi sulla vicenda per verificare se ci siano gli estremi per procedere ed eventualmente sanzionare. Ma accostare un funerale molto partecipato di un ragazzo morto tragicamente con altri fatti criminali è sbagliato e ingiusto. Rozzano non è certo l’Eden e anzi è il quartiere popolare più grande d’Europa, con tutto quel che comporta. Ma non è Gomorra”.

Gli fa eco l’ex sindaco di Rozzano e oggi consigliere regionale del Pd Massimo D’Avolio che interviene via social nella polemica: “Non c’entra nulla Gomorra o fatti illegali – sostiene – Credo che di fronte a queste tragedie mettersi a speculare politicamente sia veramente vergognoso. Ragazzi di Rozzano che hanno voluto dimostrare il loro affetto per Ruben nel modo che probabilmente sarebbe piaciuto a lui. Sono i ragazzi della nostra città. Come al solito non si perde l’occasione per tacere neanche nel momento della morte”. L’indomani del funerale è la cronaca a riproporre il dubbio: nella notte a Rozzano vanno a fuoco 5 mezzi per la raccolta differenziata, le cause sono tutte da accertare, i danni per la società di gestione sono ingenti. Ma non è Gomorra.