Attualità

La festa del San Pio in Calabria “proibita” alla band di rockettare: “Siete lesbiche”

Il mondo dei social sta facendo da ore rimbalzare la notizia. Proprio mentre in Italia si celebrano i primi riti di Unioni Civili essere messe al bando per presunti o reali orientamenti sessuali appare davvero un brutto passo falso, un salto in un passato, remoto, che vorremmo non avere più davanti agli occhi.

Scherza coi fanti ma lascia stare i santi, recita un noto detto popolare. Qualcuno, sembra, ha preso un po’ troppo alla lettera la faccenda. E ha anche dato una propria interpretazione al verbo scherzare. Nei fatti qualcuno ha deciso che coi santi non si può proprio avere a che fare se non si rientra in certi parametri di normalità.

Questi i fatti: in occasione della Festa di San Pio, il 20 agosto prossimo venturo, nella contrada Piragineti di Rossano Calabro è stata chiamata una piuttosto nota band della regione, le Rivoltelle. Una band tutta al femminile, una band di rockettare. Ma non è certo il genere musicale a essere oggetto della querelle che andiamo a raccontare. Stando a qualcuno del comitato organizzativo del concerto, incaricato di chiamare chi avrebbe dovuto suonare per la festa religiosa, infatti, le Rivoltelle non sono solo una band al femminile e una band di rockettare, ma sono soprattutto una band di lesbiche, quindi poco adatta a suonare in un simile contesto. Risultato, le Rivoltelle non possono suonare. San Pio non si merita un simile affronto. (Foto dal profilo Facebook)

La cosa, fortunatamente, non passa sotto silenzio, come, per rimanere in fatto di feste patronali, certi inchini e soste delle processioni sotto casa di boss o capibastone. Le Rivoltelle non ci stanno. Non ci stanno a essere escluse, ovviamente, perché la cosa, nel 2016, sembra effettivamente vagamente medievale. Ma non ci stanno neanche a essere bollate e catalogate. Gli orientamenti dei quattro componenti, ci tengono a farci sapere, sono affari loro. Sono lesbiche? Non lo sono? Lo sono alcuni dei componenti della band? Non è affar nostro. Non è rilevante. È rilevante, invece, che il parroco di Piragireti, don Clemente Caruso, ha preso una bella cantonata. Perché se ha deciso di non far suonare le Rivoltelle per non destare scandalo, ha invece finito per destare scandalo proprio per la loro esclusione. Anche il sindaco di Rossano Calabro, Stefano Mascaro, ci ha tenuto a prendere le distanze dal gesto, sottolineando la totale estraneità ai fatti sua e dell’Amministrazione.

Il mondo dei social sta facendo da ore rimbalzare la notizia. Proprio mentre in Italia si celebrano i primi riti di Unioni Civili essere messe al bando per presunti o reali orientamenti sessuali appare davvero un brutto passo falso, un salto in un passato, remoto, che vorremmo non avere più davanti agli occhi. Peggio del buco, però, sembra ora la toppa che gli organizzatori del concerto stanno cercando di mettere, don Clemente in testa. Non fosse bastata l’esclusione discriminatoria, ora sono arriva anche l’attacco, le Rivoltelle, infatti, vengono accusate di aver cavalcato la faccenda per farsi pubblicità e viene negato un contatto tra il comitato organizzativo e le ragazze. Mossa curiosa, questa, da parte di chi, in un mondo normale, avrebbe semplicemente chiesto scusa e sarebbe dovuto tornare sui propri passi. Un po’ come dire che si odiano i gay perché hanno riempito il mondo di gente che li odia e per aver dato vita all’omofobia. Per una volta, forse, era meglio scherzare coi santi e far festa.