Mafie

Antonio Caridi, l’intercettazione con l’uomo delle ‘ndrine: “Amici ti vogliono votare ma da devi passare da loro”

Dall’indagine Alchemia emerge il ruolo dell'associazione criminale nella campagna elettorale del senatore, per il quale ieri Palazzo Madama ha concesso l'arresto. "Ci tenevo a dirti che sei grandioso e sono fortunato ad averti come amico”, scrive il parlamentare dopo l'elezione a Jimmy Giovinazzo, considerato affiliato alla cosca Raso-Gullace-Albanese

Noi non sappiamo come finirà la vicenda del senatore Antonio Caridi, passato dall’aula di Palazzo Madama a una cella del carcere romano di Rebibbia. Lo decideranno le corti di giustizia. Quello che è certo è che le inchieste della Procura distrettuale antimafia di Reggio, diretta da Federico Cafiero De Raho, hanno finalmente portato alla luce il rapporto tra mafia e politica in Calabria. In questa sfortunata regione del sud ci sono deputati, senatori, consiglieri e assessori comunali, sindaci, consiglieri e assessori regionali, che hanno tradito il giuramento fatto alla Repubblica italiana, e quindi ai cittadini, e si sono messi al servizio della mafia più potente d’Italia.

Oggi, molti sono i “garantisti” un tanto al chilo a difesa del senatore Antonio Caridi, per gli amici Totò, ma il quadro che emerge dal preziosissimo lavoro fatto dagli investigatori è inquietante, e dimostra il livello di contiguità tra un politico importante e un mafioso. Il “caro” Totò era stato proposto come membro della Commissione parlamentare antimafia dai suoi amici di partito, a partire dall’ex presidente del Senato Renato Schifani.

Povera Italia, dove un signore intercettato in colloqui quantomeno amichevoli con un mafioso dal nome accattivante di Jimmy avrebbe dovuto occuparsi in nome e per conto del popolo italiano di indagare e quindi combattere i mammasantissima che ammorbano la vita della Calabria e dell’Italia intera. Come sempre, il giudizio ai lettori. A quanti ascolteranno queste intercettazioni esclusive e avranno così modo di sentire in diretta cos’è il rapporto tra un politico e un boss della ‘ndrangheta. La mafia che magistrati coraggiosi devono combattere, anche quando è legata a filo doppio con il potere politico e la massoneria.

Ecco alcune telefonate tra Jimmy, all’anagrafe Girolamo Giovinazzo, e il parlamentare che i giudici volevano in carcere perché accusato di associazione mafiosa nell’inchiesta “Mamma santissima”. Intercettazioni finite nel fascicolo dell’indagine Alchemia in cui è emerso il ruolo della ‘ndrangheta nella campagna elettorale del futuro senatore che, nel marzo del 2010, era candidato alle regionali ed eletto a furor di popolo con oltre 11mila voti.

Un risultato del quale deve dire mille grazie a Jimmy. È quest’ultimo che, durante la campagna elettorale, lo tampina per organizzare gli incontri con i potenziali elettori compari della cosca: “Dobbiamo stabilire un sacco di appuntamenti. Ci sono amici che ti vogliono votare, ma devi passare mezz’ora con loro”. Il risultato arriva e Totò Caridi ringrazia Giovinazzo con un sms intercettato dagli investigatori: “Adesso riesco a respirare – scrive il futuro senatore al boss poche ore dopo la vittoria – ma ci tenevo a dirti che sei grandioso e sono fortunato ad averti come amico”.

Bella amicizia! Secondo la Dda, Jimmy Giovinazzo è affiliato alla cosca Raso-Gullace-Albanese. Per anni ombra del boss Girolamo Raso, oggi deceduto, Jimmy teneva i contatti tra la ‘ndrina di Cittanova e le sue ramificazioni al Nord Italia. Fino al sequestro delle sue aziende, infatti, era il “volto pulito della cosca”, titolare di numerose attività imprenditoriali. Ma soprattutto era “deputato – scrivono gli inquirenti – a tenere rapporti con il mondo politico, in particolare con Caridi Antonio Stefano, all’epoca consigliere comunale di Reggio Calabria, poi divenuto nell’anno 2010, consigliere in seno alla Regione Calabria, grazie al sostegno elettorale della cosca Raso-Gullace-Albanese in cambio di favori”. Se Jimmy chiama, Totò risponde. E quando il boss ha bisogno di fare una cortesia a un amico avvocato che deve contattare la segreteria di un liceo a Reggio il senatore si mette “a disposizione”: “Digli di chiamare a nome mio”.

Video di Lucio Musolino