Scuola

Scuola, con il progetto ‘School01’ la classe si fa museo

“I ragazzi non sono banali, mai”. È questa la frase che più mi ha colpita chiacchierando con i membri di SchoolReload, un’associazione nata a Roma che, nel 2014 ha realizzato il progetto School01, il primo museo d’arte contemporanea e di sperimentazione realizzato nelle scuole. Il progetto parte nell’Istituto Comprensivo De Andrè nel quartiere Monteverde di Roma ed è volto a creare una scuola-museo interamente pensata e messa in opera dai ragazzi. Alla base c’è un ideale: non solo l’artista espone le sue opere, ma, come un educatore, pensa e realizza con i ragazzi i progetti che trasformano la scuola stessa.

Gli obiettivi del progetto sono due, uno educativo rivolto ai ragazzi per avvicinarli all’arte contemporanea, alle dinamiche lavorative che incontreranno dopo il percorso scolastico, alla creatività e all’integrazione sociale e civica: si coinvolge il quartiere come in un sistema a doppio binario in cui i ragazzi imparano a prendersi cura dell’ambiente e del quartiere e la comunità risponde prendendosi cura della scuola. Il quartiere, infatti, oltre ad aiutare con sponsorizzazioni o donazioni di varia natura (sconti dei negozianti sugli articoli scolastici persone che attivamente propongono idee ecc.), a livello sociale si abitua a pensare alla scuola come a un bene comune con il quale interagire: ad esempio un architetto ha tenuto delle lezioni con i ragazzi per ideare una nuova biblioteca di concezione tecnologica.

Un altro scopo è quello di creare un museo a tutti gli effetti all’interno dell’Istituto. È stata, infatti, creata interamente dai ragazzi una Info wall e cioè una parete interattiva per condividere e raccontare il progetto della scuola-museo. Una proposta dei ragazzi di terza media i quali hanno sentito la necessità di connotare la presenza del museo all’interno della loro scuola. Questo per aprire la strada alla prossima “musealizzazione” con audioguide, mappe, visite guidate ecc. Nella pratica gli studenti si sono divisi in gruppi tra tecnici informatici, disegnatori, redattori, speaker e ricerca fondi e, per realizzare l’opera, si sono serviti di Arduino, una piattaforma hardware low-cost programmabile. Il disegno in pongo, che nasconde il cablaggio in rame, riporta degli elementi chiave che connotano School01: un libro che simboleggia la didattica, un tubetto di colore per associarla all’arte e una rete wifi che simboleggia la connettività sia in rete, ma anche tra le scuole che faranno parte del progetto.

Oltre Roma, il progetto si è esteso in Italia – ma conta di estendersi anche all’estero, mi confermano di voler contattare scuole in Polonia, Norvegia e Germania – e nello specifico a Potenza, dove un’altra associazione “Potentialmente Onlus” ha accolto il progetto e nel 2015 ha attivato School02. Su Roma, l’idea è anche quella di coinvolgere l’Accademia delle Belle Arti e far partecipare gli studenti per dare vita a una microimpresa.

I ragazzi sono parte integrante del progetto a prescindere da reddito e possibilità di andare a scuola in orario extrascolastico, infatti le attività si svolgono in dieci minuti concessi durante l’orario scolastico due volte a settimana. “Non si sviluppa in orario extracurriculare – ci racconta il presidente dell’associazione Andrea Biavati – perché ciò sarebbe un controsenso: le attività extracurriculari spesso sono a pagamento, mentre quelle che si svolgono durante le ore di lezione fanno sentire i ragazzi già parte del progetto, sono più stimolati”.

Herbert Marcuse, sociologo e filosofo della scuola di Francoforte, analizzando il sistema capitalistico affermava che esso è la causa della sofferenza dell’uomo e della miseria culturale. Per questo, bisognava trovare un luogo fuori dal meccanismo dove poter riconciliare l’uomo con le sue facoltà: questo luogo è l’Arte, che rappresenta il Grande Rifiuto, l’unico posto dove è possibile la negazione e la protesta di ciò che è, perché essa illumina la realtà contestandola, essa è la seconda dimensione. Marcuse affermava: “L’arte non può cambiare il mondo, ma può cambiare le coscienze degli uomini e delle donne che possono cambiare il mondo”.