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Attentato Monaco, testimone: “Il killer sparava ai bambini nel McDonald’s”

E' la testimonianza resa alla Cnn da una donna di nome Loretta che si trovava nel fast food con suo figlio: "Gridava Allah Akbar". Secondo la Bild uno degli assalitori ha gridato "turchi di merda" e "stranieri di merda". In un alterco con l'inquilino del palazzo che si affaccia sul centro commerciale, l’attentatore dice di essere "nato in Germania", in un quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico, e di essere stato "in cura"

“Sono uscita dal bagno e ho sentito gli spari, bum, bum, bum. Stava uccidendo i bambini, i bimbi erano seduti a mangiare. Non potevano fuggire”. Lauretta era nel McDonald’s, sull’altro lato della strada rispetto al centro commerciale. L’uomo – ha raccontato alla Cnn – era di spalle, dietro di lei. Suo figlio, 8 anni, era stato in bagno a tu per tu con l’attentatore, che era “corpulento, vestiva di nero e aveva gridato ‘Allah Akbar'”. A quel punto la donna ha afferrato suo figlio, è fuggita fuori dal fast food verso il centro commerciale.

Si rincorrono e si sovrappongono le testimonianze del pomeriggio di follia a Monaco, dove un uomo o un commando armato hanno aperto il fuoco nel centro commerciale Olimpia-Einkaufszentrum. La Bild racconta che uno degli assalitori di Monaco ha gridato: “Turchi di merda”. Lo stesso giornale aveva precedentemente citato il racconto fatto da un testimone oculare all’emittente tedesca Rtl, secondo cui l’uomo aveva gridato “Scheiß Ausländer”, cioè “stranieri di merda”.

Da un video mostrato dalla tv N24 e rilanciato sui social emergono le prime informazioni dell’identità di uno degli attentatori. Uno degli inquilini di uno dei palazzi che si affacciano sul tetto del centro commerciale ha un alterco con il presunto killer chiamandolo con l’equivalente tedesco di “stronzo”. Lo scambio avviene in dialetto bavarese: l’attentatore dice “sono tedesco”, nato in Germania, in un quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico (il programma Harz IV). L’attentatore dice di essere stato in cura, l’abitante lo insulta dicendogli che quello è il luogo dove dovrebbe stare, “in cura psichiatrica“.