Giustizia & Impunità

Expo2015, “danni da tangenti”. Corte dei conti chiede 5 milioni ad Acerbo e Paris

I due manager, arrestati in due filoni di indagine sugli appalti dell'Esposizione milanese del 2015, avevano già patteggiato in Tribunale. Ora la richiesta della Procura contabile

I magistrati contabili presentano il conto ai tangentisti di Expo. La Procura della Corte dei conti della Lombardia hanno notificato atti di contestazione erariale per oltre cinque milioni di euro agli ex manager di Expo2015 Antonio Acerbo e Angelo Paris, arrestati in due filoni di indagini e che hanno già patteggiato le condanne davanti al Tribunale di Milano.

Sono stati contestati “il danno erariale all’immagine, il danno patrimoniale da tangente e il danno alla concorrenza nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili e che all’epoca delle procedure di gara oggetto di turbativa rivestivano posizioni di primario rilievo nella società Expo 2015 Spa”, si legge in una nota della Procura regionale contabile della Lombardia.

Paris, all’epoca direttore pianificazione e acquisti di Expo 2015 spa, era stato arrestato l’8 maggio del 2014 nell’inchiesta sulla cosiddetta “cupola degli appalti”, assieme, tra gli altri, all’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, all’ex Pci Primo Greganti e all’ex senatore del Pdl Luigi Grillo. Qualche giorno dopo l’arresto, Paris aveva ammesso di aver turbato le gare d’appalto che gli venivano contestate e, in particolare, quella per le cosiddette “Architetture di servizi”. E il 27 novembre 2014, poi, come gli altri arrestati, aveva patteggiato una pena di 2 anni, 6 mesi e 20 giorni con 100mila euro di risarcimento alla società Expo 2015.

Acerbo, che era responsabile unico per Expo 2015 spa della gara d’appalto ‘Vie d’acqua sud‘, era stato arrestato, invece, il 14 ottobre del 2014 in un’altra tranche dell’inchiesta e ha patteggiato tre anni di reclusione con un risarcimento di centomila euro a Expo 2015. L’ex manager, in particolare, era accusato di aver pilotato la gara per la costruzione delle ‘Vie d’acqua sud’ in cambio di contratti fittizi di consulenza a favore del figlio Livio.

Gli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria Milano della Guardia di finanza – seguiti dal procuratore regionale Antonio Caruso e dai sostituti procuratori Alessandro Napoli, Luigi D’Angelo e Antonino Grasso – sono stati condotti in parallelo con l’inchiesta penale.