Cronaca

Roma, ospedale Sant’Eugenio senza biancheria per i pazienti: “Colpa dei tagli”

Dopo la rinegoziazione del contratto con la ditta di noleggio lavanolo, cessano le forniture della biancheria per gli accessi in codice bianco e codice verde. "La maggior parte dei degenti sono anziani, che di solito hanno più freddo: secondo loro dovremmo lasciarli soffrire", spiega un infermiere del sindacato Nursind che ha lanciato l'allarme

Il pronto soccorso dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma nella notte tra il 22 e il 23 maggio è rimasto sprovvisto di biancheria. Un disagio per diversi pazienti, costretti su lettini senza lenzuolo e coperta. “Chiedete ai reparti” si sono sentiti rispondere dagli uffici gli infermieri di turno alla disperata ricerca di una soluzione. Ma anche i reparti quella notte avevano esaurito le scorte. Perfino il magazzino era vuoto. A lanciare l’allarme sulla carenza di biancheria è stato il sindacato degli infermieri Nursind di Roma, che ha inviato una lettera ai vertici dell’Asl Roma 2 (nata all’inizio del 2016 dalla fusione delle ex Asl Roma B e Roma C) chiedendo spiegazioni. “Si sceglie di cambiare il paziente che sta peggio. Ma ditemi voi se è sufficiente un solo cambio al giorno per pazienti allettati, sudati, portatori di catetere” racconta un infermiere.

Non si è trattato di un disguido casuale nelle forniture. Ma di un taglio ufficiale della biancheria contenuto nella rinegoziazione del contratto con la ditta di noleggio lavanolo. Tra le rimodulazioni previste si legge infatti “la cessazione delle forniture della biancheria piana per gli accessi in codice bianco e codice verde presso le unità di pronto soccorso dei pp. oo.”. Cioè per tutti i soggetti non urgenti (codice bianco) e quelli poco critici (codice verde), che però hanno subìto traumi o fratture e hanno bisogno di una barella o di un letto. Considerato che i codici verdi in un pronto soccorso rappresentano circa l’80 per cento degli accessi di una giornata, una misura del genere ha un impatto fortissimo. Tanto che la direzione dell’Asl Roma 2 è corsa in qualche modo ai ripari. Il primo marzo il commissario straordinario Floride Grassi con una delibera ha approvato l’integrazione delle forniture di biancheria, ma solo per gli accessi con permanenza superiore alle 24 ore, in quanto paragonabile a giornate di degenza. E per tutti gli altri? Niente. “Nessuno ci ha avvisato – sbotta un altro infermiere -. E poi come facciamo a sapere in anticipo per quanto tempo rimarrà il paziente in pronto soccorso? Non è sempre prevedibile! La maggior parte dei pazienti sono anziani, che di solito hanno più freddo, anche chi ha solo un mal di gola durante l’attesa ci chiede una coperta. Secondo loro dovremmo lasciarlo soffrire. Ma siamo matti? La sanità è un servizio che dobbiamo garantire a tutti i cittadini”. È per questo che nella quotidianità della medicina d’urgenza il personale cerca di soddisfare le esigenze di ognuno, fin dove è possibile, senza fare distinzione tra casi gravi e meno gravi.

Tutta colpa della spending review. Per la prima volta l’anno scorso il servizio di lavanolo è stato affidato tramite gara regionale e per contenere la spesa è stata richiesta una riduzione dei prezzi pari al 5 per cento sui servizi erogati. Una stretta che ha obbligato la ditta appaltatrice a diminuire le forniture di biancheria al pronto soccorso. Ma l’emergenza non è stata tamponata neppure con l’aggiunta di biancheria a carico della Asl. “Ogni volta quando sta per finire il turno di notte i lenzuoli sono già finiti” ci dicono gli infermieri del pronto soccorso. I cambi letto sono contati anche nei reparti. “È allucinante – commentano dalla chirurgia vascolare – Sono le cinque del pomeriggio, rimangono 12 lenzuoli puliti e stiamo per fare quattro nuovi ricoveri, quindi altri otto lenzuoli che se ne vanno. Gli altri quattro devono bastare fino a domattina per 14 posti letto”.