Cervelli in fuga

Ingegnere in Germania: “Qui le politiche per la famiglia funzionano. In Italia situazione patologica”

Andrea Profidia, 41 anni, dopo avere lavorato negli Usa sentiva il bisogno di tornare con la sua famiglia in Europa, "ma non in Italia". Così si trasferiscono a Galway, in Irlanda. Ma lì "il sistema sanitario dimostra numerose imperfezioni". Quindi arrivano a Stoccarda, dove "con il permesso di maternità e paternità ti danno il 60-70 per cento dello stipendio" e le donne hanno "fino a tre anni di aspettativa"

Stati Uniti-Irlanda-Germania, senza biglietto di ritorno. Andrea Profidia è un ingegnere informatico di 41 anni, partito da Roma con una valigia colma di ambizioni e speranze. “Dopo la laurea ho lavorato per una società del gruppo Finmeccanica e quando è arrivata la possibilità di seguire un progetto negli Stati Uniti non ci ho pensato su due volte”, racconta. L’impatto con l’America è stato entusiasmante: “Io e mia moglie ci eravamo appena sposati e ci sembrava di aver vinto la lotteria”, ricorda. E in effetti i primi tempi tutto sembrava funzionare alla perfezione: “Lì conoscono davvero il valore della parola democrazia e c’è grande dinamismo nel mondo del lavoro – ammette -, nessuno si sognerebbe mai di chiederti la tua età durante un colloquio, quello che conta è il curriculum”.

Ma anche negli Usa non è tutto oro quello che luccica: “Negli anni ho imparato a riconoscere anche le storture di questo Paese, dai retaggi razzisti ai costi astronomici della sanità”. Così, dopo sei anni, Andrea decide di tornare nel vecchio continente: “Le nostre esigenze familiari erano cambiate, perché nel frattempo avevamo avuto due bambini – spiega -, e sentivamo il bisogno di stare in Europa, ma non in Italia”. L’obiettivo era trovare una nuova occupazione in Francia o in Germania, “ma la lingua era un ostacolo troppo grande da superare”, ammette. Così decide di mandare un curriculum in Irlanda: “Ero abbastanza scettico e invece l’azienda mi ha richiamato”.

“Negli Usa nessuno si sognerebbe mai di chiederti la tua età durante un colloquio, quello che conta è il curriculum”

Andrea e la sua famiglia fanno le valigie e volano a Galway: “Dal punto di vista familiare è un posto bellissimo in cui stare – ricorda -, vivevamo in campagna, in un ambiente molto sicuro, tanto che i vicini ci chiedevano: ‘Ma perché di giorno chiudete la porta di casa’?”. Anche in Irlanda, però, il sistema sanitario dimostra numerose imperfezioni: “Il costo dell’assicurazione era abbastanza alto – spiega -, e tutte le volte che abbiamo avuto bisogno di cure non abbiamo trovato medici all’altezza della situazione”.

Dopo tre anni di vita irlandese è tempo di guardarsi intorno. Il sogno è ancora la Germania, ma questa volta Andrea ha una chance in più: “Ho chiesto alla mia azienda la mobilità internazionale e dopo vari colloqui sono riuscito a ottenere un’ottima posizione a Stoccarda”, racconta. E in questo anno e mezzo ha già avuto modo di toccare con mano la funzionalità del modello tedesco: “Per gli adulti ci sono dei corsi di lingua sovvenzionati dal governo – spiega -, mentre la scuola offre ai bambini stranieri la possibilità di stare in una classe internazionale fino a quando non raggiungono il livello di tedesco dei loro coetanei”.

“In Germania la scuola offre ai bambini stranieri la possibilità di stare in una classe internazionale fino a quando non raggiungono il livello di tedesco dei loro coetanei”

Le politiche per la famiglia, poi, sono degne di questo nome: “Con il permesso di maternità e paternità ti danno il 60-70 per cento dello stipendio, una somma che ti consente di vivere senza problemi – spiega – e le donne possono prendere fino a tre anni di aspettativa non retribuita: è un modo di crescere i figli senza ricorrere all’asilo nido”.

E poi, naturalmente, c’è l’aspetto lavorativo: “Qui guadagno il doppio di quanto guadagnavo in Italia e poi per chi come me è impiegato nel settore delle automobili la Germania è il paradiso”. Dopo più di dieci anni di vita all’estero, nessuna nostalgia per il nostro Paese? “Purtroppo non vedo più lì la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che familiare – ammette -, e poi mi rendo conto che in Italia non è cambiato nulla, nepotismo e immobilismo fanno ancora da padrone”. Nonostante la nostalgia per gli affetti e per l’atmosfera italiana, Andrea non rimpiange la sua scelta: “Qui non è tutto perfetto, ma almeno sono passato da una situazione patologica a una con dei problemi fisiologici”.