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Nina Moric vs Paola Ferrari: “Pur di non vedere tutta quella cellulite vado io in Rai gratis”

Mancava solo Nina Moric, in effetti, a sfottere sui social Paola Ferrari. La giornalista Rai, già in passato protagonista di alcune clamorose (e divertenti) polemiche su Twitter, sfottuta per l’impianto di illuminazione da stadio di calcio che viene usato per valorizzarla in tv, ora ha dovuto affrontare anche gli sfottò della showgirl croata. La Moric, infatti, su Facebook si è espressa come segue (allegando un fotogramma tratto da una delle tante dirette che la Ferrari sta conducendo in questi giorni sui canali Rai per gli Europei di calcio: “Comunque io in Rai mai potrei lavorare perché Equitalia mi porterebbe via i Soldi (grazie al mio matrimonio in comunione dei beni)… Tuttavia piuttosto che vedere questa cellulite e questa pelle a buccia d’arancia ci vado anche gratis”.

Nell’immagine, si vede la gamba accavallata di Paola Ferrari con le pieghe che la pelle fa in una posizione del genere. Non si vede bene se trattasi di cellulite e buccia d’arancia oppure no, ma il punto non è certo questo. Davvero non si riesce a usare altri argomenti, quando si vuole criticare una donna, che per giunta ha 55 anni e una lunga carriera giornalistica alle spalle? Paola Ferrari può piacere o meno, e in passato alcune sue prese di posizione hanno attirato comprensibilmente repliche ironiche e sfottò sul web, ma qui la questione è diversa.

Una giornalista deve saper fare il proprio lavoro o deve esibire uno stacco di coscia senza cellulite? Le nemiche delle donne in tv, spesso, sono proprio altre donne. E Nina Moric, da qualche tempo ha scoperto di poter utilizzare i social network in maniera provocatoria per far parlare di sé, ha confermato ancora una volta questa teoria. Francamente, frega nulla delle cosce di Paola Ferrari e della sua eventuale buccia d’arancia. Ci sono molti motivi per cui, televisivamente, possiamo criticarla e, come già abbiamo fatto in passato, continueremo a farlo. Oggi, però, non si può fare altro che difenderla, perché difendendo lei difendiamo la professionalità e la dignità di una donna.