Mafie

Brescello sciolto per mafia, ex sindaco fa ricorso al Tar: “Decisione ingiusta”

Marcello Coffrini, fino a qualche mese fa guida del primo comune dell'Emilia Romagna colpito dalla misura, ha annunciato di avere chiesto al Tribunale amministrativo del Lazio l'annullamento del provvedimento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“Abbiamo presentato ricorso contro lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose”. L’ex sindaco di Brescello Marcello Coffrini ha annunciato di avere chiesto al Tar del Lazio l’annullamento del provvedimento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo scorso aprile aveva congelato per i prossimi mesi la vita amministrativa del comune in provincia di Reggio Emilia. Il primo caso del genere in regione. “Abbiamo chiesto l’accesso agli atti che ci sono stati negati, per poterci difendere meglio da questo procedimento amministrativo che non condividiamo affatto e che riteniamo ingiusto”, ha spiegato Coffrini, che di mestiere fa proprio l’avvocato amministrativista. Il ricorso, ha scritto la Gazzetta di Reggio, è stato presentato venerdì 3 giugno assieme agli ex assessori Gabriele Gemma e Giuditta Carpi e l’ex consigliera Susanna Dall’Aglio.

L’ex sindaco del paese di Peppone e Don Camillo vuole vedere la relazione della Commissione d’accesso prefettizia che per sei mesi aveva scavato negli atti amministrativi degli ultimi 15 anni. Ed è sulla base di quella relazione che il prefetto di Reggio Emilia Raffaele Ruberto aveva poi chiesto al ministro degli interni lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Scioglimento che ha comportato anche lo stop alle elezioni comunali che si sarebbero dovute tenere proprio il 5 giugno. Coffrini infatti si era dimesso a gennaio 2016 dopo oltre un anno di polemiche per alcune sue frasi in cui definiva Francesco Grande Aracri – residente a Brescello, condannato per mafia e fratello del più noto Nicolino – uno “molto composto, educato, che ha sempre vissuto a basso livello”.

È proprio a seguito di questa polemica che il prefetto di Reggio Emilia a metà 2015 aveva spedito a Brescello tre commissari. Alla fine dell’ispezione il prefetto aveva spiegato come si sarebbe sviluppata “una situazione di vero e proprio assoggettamento al volere di alcuni affiliati alla cosca, nei cui confronti il Comune, anche quando avrebbe dovuto, è rimasto ingiustificatamente inerte”. La cosca cui fa riferimento il prefetto è proprio la cosca Grande Aracri.

Coffrini, sindaco dal 2014, per 5 anni era stato anche assessore all’urbanistica. Inoltre, fino al 2004, primo cittadino era stato suo padre Ermes. “Non abbiamo tutti gli atti relativi all’attività d’indagine che è stata compiuta – ha spiegato Coffrini alla Gazzetta –. Senza questi documenti, ci difendiamo da questo procedimento amministrativo al buio. Specifico amministrativo perché talvolta si dimentica che noi non siamo indagati e non abbiamo ricevuto alcun avviso di garanzia. Ora siamo certi che il giudice ci darà il materiale che abbiamo richiesto e così potremo difenderci meglio!”