Giustizia & Impunità

Pio Albergo Trivulzio Milano, trasferì ex consigliere Pdl Giudice “in sede disagiata”: condannato l’ex dg Nitti

Pena di un anno e 4 mesi per l'ex direttore generale, che aveva già ricevuto una pena i 9 mesi per la gestione degli immobili dell'ente. Secondo i giudici commise abuso d'ufficio perché spedì Vincenzo Giudice (padre di Sara, "l'anti-Minetti") in un'altra sede con un "provvedimento ritorsivo e vessatorio"

Il tribunale di Milano ha condannato Fabio Nitti, ex direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, a 1 anno e 4 mesi di reclusione (con la pena sospesa) e all’interdizione dai pubblici uffici per lo stesso periodo. Nitti era imputato di abuso d’ufficio per il trasferimento “ad una sede disagiata” dell’allora dipendente dell’istituto, Vincenzo Giudice, ex presidente del consiglio comunale di Milano (in quota centrodestra) e padre di Sara, ex consigliere di zona del Pdl che nel 2010 protestò contro la candidatura di Nicole Minetti alle elezioni regionali lombarde. La sentenza è stata pronunciata dal collegio della decima sezione penale del tribunale di Milano, presieduto da Maria Rosa Busacca. Il pm Eugenio Fusco aveva chiesto 2 anni di reclusione. I giudici milanesi hanno condannato Nitti anche al pagamento di una provvisionale di 10mila euro a Giudice, parte civile nel procedimento, per i danni patrimoniali e non da liquidare in sede civile e al risarcimento di 2mila euro al Pat.

“L’istruttoria dibattimentale ha fatto emergere le condotte vessatorie di Nitti nei confronti del mio assistito. Giustizia è stata fatta” ha commentato il legale di Giudice, Rocco Paradisi. Secondo le indagini, Giudice, che ha presentato una denuncia contro l’ex dg, sarebbe stato trasferito da Nitti (già condannato a 9 mesi nel processo con al centro la gestione degli immobili dell’ente) nel settembre del 2011 “dalla sede di Milano al Servizio Infermieristico dell’Istituto Frisia di Merate” con un “provvedimento ritorsivo e vessatorio“. I legali dell’ex direttore generale hanno già annunciato ricorso in appello.