Cronaca

Terrorsimo, tornano liberi due degli arrestati nell’inchiesta di Bari su presunta cellula. Gip: “Indizi insussistenti”

Il 23enne afghano Hakim Nasiri era accusato di associazione finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamica. Mentre Zulfiqar Amjad, 24enne pachistano fermato a Milano, è accusato di favoreggiamento della immigrazione clandestina. Resta in carcere l’afghano 29enne Gulistan Ahmadzai

Dopo 48 ore in cella sono stati scarcerati il 23enne afghano Hakim Nasiri, arrestato due giorni fa dai carabinieri a Bari, e Zulfiqar Amjad, il 24enne pakistano fermato lo stesso giorno a Milano. Per Nasiri l’accusa era gravissima: associazione finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamica. Amjad era invece accusato di favoreggiamento della immigrazione clandestina, nell’ambito della stessa inchiesta condotta dalla Dda di Bari su una presunta cellula di terroristi. Anche lui è tornato in libertà, come deciso dal gip Manuela Accurso Tegano che non ha convalidato il fermo e ha rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla Procura milanese.

A Bari, invece, dopo l’interrogatorio di convalida del fermo, avvenuto questa mattina nel carcere del capoluogo pugliese – in cui Nasiri si è avvalso della facoltà di non rispondere – il gip Francesco Agnino ha convalidato il fermo ma ha rigettato la richiesta di applicazione di una misura cautelare per il reato di terrorismo. Lo stesso giudice per le indagini preliminari ha invece riconosciuto i gravi indizi e le esigenze cautelari e quindi ha convalidato il fermo e ha emesso ordinanza d’arresto per l’afghano 29enne Gulistan Ahmadzai, anche lui come Amjad accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il Tribunale di Bari ha escluso “in maniera decisa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione finalizzata al terrorismo internazionale” a carico di Nasiri. E’ quanto scrive il gip Francesco Agnino nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di arresto della Dda. Resta in piedi la sola accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per gli indagati cui è contestata. “Nel cellulare di Nasiri Hakim e dalla visione della pagina Facebook – scrive il gip – sono assenti la riproduzione e la conservazione di scene di martirio, dovendosi quindi escludere che i video ed i fotogrammi estrapolati avessero finalità di addestramento e di allenamento personale al Jihad”. Per il giudice quindi “dall’esame degli elementi probatori deve escludersi la sussistenza di un gruppo impegnato in attività di ricerca, selezione, riproduzione di documenti idonei a diffondere l’idea terroristica, indicando comportamenti e modelli operativi a cui ispirarsi”.

Il gip poi non ritiene provata “l’eventuale raccolta di denaro per il finanziamento di attività terroristiche da impiegare direttamente da parte degli asseriti componenti del gruppo di cui il fermato avrebbe fatto parte al fine di mettere il denaro a disposizione di altre cellule combattenti“. “In altri termini, – continua – non è stata fornita in alcun modo la prova della sussistenza di attività dimostrative dell’operatività della cellula e della funzionalità di essa al perseguimento della finalità di terrorismo internazionale, quali ad esempio l’attività di indottrinamento, reclutamento e addestramento al martirio di nuovi adepti (non può obliterarsi la reperibilità in qualsiasi sito internet delle informazioni e dei programmi contenuti nel materiale sequestrato), da inviare all’occorrenza nelle zone teatro di guerra, ovvero la raccolta di denaro destinato a sostegno economico dei combattenti del Jihad all’estero”. “L’attività di indagine – conclude il gup – ha evidenziato al più l’appartenenza del Nasiri al mondo dell’integralismo islamico, cioè l’appartenenza a quel filone culturale nel quale lo stesso si riconosce, mentre non è provata la sua aspirazione e disponibilità, in procinto di attuazione, a dare concreto contributo al terrorismo di matrice islamica”.

“È una vicenda ingigantita, un abbaglio preso per la semplice foto di una persona con un mitra giocattolo in mano” dice l’avvocato Adriano Pallesca, difensore di Nasiri. “Sicuramente il gip ha valutato correttamente la questione – aggiunge il legale – ritenendo che non sussistano i presupposti per contestare un reato così grave e tenere in carcere una persona. Tra gli elementi raccolti contro Nasiri non c’era nulla di concreto che lo riconducesse al terrorismo internazionale, solo video e foto che riproducono momenti di svago”.