Cronaca

Corruzione, “un milione spetta a me”. Arrestato dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Pescara

Indagine della Guardia di Finanza. Il capo del settore legale e di fatto il numero due della società risponde anche del reato di atti contrari a doveri d’ufficio. Immortalato mentre intasca una mazzetta da 15mila euro per pilotare un contenzioso pendente presso la Commissione Tributaria Regionale Abruzzo

“Un milione a me mi spetta. Io semino sempre poi raccolgo quando si raccoglie”. A parlare, intercettato dagli uomini della Guardia di Finanza, Giovanni Imparato, capo del settore legale e di fatto il numero due dell’Agenzia delle Entrate di Pescara, arrestato per corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio.

Imparato al telefono racconta quanto può fare per la società sotto indagine da parte del Fisco. Si tratta della Cross Città Mercato, azienda che ha realizzato un centro commerciale a Formia (Latina), finita nel mirino delle Fiamme gialle. “Sai quanto vale questo scritto che ho fatto io? – prosegue l’intercettazione ambientale negli uffici pescaresi – sono 38 milioni, un milione spetta a me”. Uno scritto che doveva servire per pilotare un contenzioso pendente presso la Commissione Tributaria Regionale Abruzzo

L’inchiesta è arrivata a Pescara in quanto uno dei rappresentanti legali della società è domiciliato nella città adriatica. A seguito di una verifica da parte delle Fiamme Gialle era poi partito il contenzioso.
Imparato era stato intanto già sospeso dai vertici dell’Agenzia a metà aprile dopo una perquisizione avvenuta negli uffici pescaresi.

Nel video realizzato dagli investigatori a Roma c’è l’incontro tra il funzionario dell’Agenzia e il commercialista della società a Roma e il passaggio della busta bianca con i 15mila euro dentro tutti in tre mazzette da 50 euro legati con degli elastici. Imparato è finito ai domiciliari ed è accusato di corruzione dal pm Mancini della distrettuale Antimafia dell’Aquila. A Roma, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara hanno sequestrato i soldi consegnati al funzionario da un commercialista di Formia, anch’egli finito ai domiciliari.