Giustizia & Impunità

Morosini, il ministro Orlando incontrerà Legnini: “Il problema ha assunto una rilevanza istituzionale”

Il caso legato alle parole del consigliere Csm, secondo il guardasigilli, riguarda "il rapporto con un organo fondamentale", anche se "non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione del magistrato, che non è in discussione". I dati sulla prescrizione rilevano criticità nei processi d'appello e in quelli sui reati della pubblica amministrazione. "Ma non c'è una questione meridionale", aggiunge il titolare della Giustizia

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando incontrerà lunedì il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini per l’incontro chiarificatore sulla vicenda del consigliere del Csm, Piergiorgio Morosini, e della sua intervista smentita al Foglio. Solo dopo questo colloquio Orlando farà la sua valutazione. Lo ha spiegato lo stesso ministro: “Il problema ha assunto una rilevanza istituzionale e riguarda il rapporto con un organo fondamentale come il Csm. E’ doveroso prima di dare una valutazione attendere questo passaggio”. Ma la rilevanza istituzionale del caso Morosini, ha precisato il ministro, “non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione del magistrato, che non è in discussione, e non si esaurisce su un punto su cui si sono concentrati molti ieri e cioè l’opportunità di alcune valutazioni politiche. C’è un profilo ulteriore, che è quello che attiene alle valutazioni date sul funzionamento delle istituzioni“.

Passando all’analisi dei dati sulla prescrizioni, Orlando ha sottolineato che “non c’è una questione meridionale, né c’è una questione criminalità organizzata“. Il ministro ha spiegato che “ci sono tribunali al sud che hanno tassi di prescrizione molto bassi e altri al Nord che li hanno molto alti”. Per questo, ha aggiunto il guardasigilli, “avvieremo un intervento di confronto corte d’appello per corte d’appello per definire gli interventi mirati necessari a risolvere le diverse criticità”.

Ma i problemi non mancano, come riconosce lo stesso ministro, nei processi italiani “esiste una criticità che si chiama appello“. In Italia nel 2014 il 18 per cento dei processi in Corte d’Appello sono andati prescritti. “Sul dato si deve riflettere in due direzioni”, aggiunge il guardasigilli, sottolineando che oltre a una legge che allunghi i termini di prescrizione “ci sono riflessioni fondamentali da fare sul piano organizzativo della giustizia italiana”. Il ministro parla alla vigilia della maratona di riunioni di maggioranza, che si prevedono fino al 25 maggio, data di scadenza degli emendamenti in commissione Giustizia sul testo di riforma del codice penale che punta a incidere proprio sui tempi di prescrizione.

L’altro punto debole sono i procedimenti che riguardano la macchina dello Stato. “In media – ha affermato Orlando – in Italia si prescrivono più processi per reati della pubblica amministrazione e un po’ meno procedimenti per reati di truffa e omicidio colposo e reati ambientali. La prescrizione incide molto poco sui processi per reati di violenza sessuale“. Il guardasigilli ha inoltre evidenziato che anche se l’incidenza della prescrizione sui processi per reati nella pubblica amministrazione, così come per i reati societari, è superiore alla media, il dato è comunque in leggero calo rispetto agli anni passati.