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Referendum riforme, Renzi dà il via alla campagna del sì: “Due anni di cambiamenti, ma è la sfida più grande”

Il presidente del consiglio lancia la corsa per la consultazione sulle riforme istituzionali di ottobre. "Faremo 10mila comitati in tutto il Paese. Due anni di cambiamenti, ma questa è la prova più grande. E la vinceremo"

A cinque mesi dal referendum costituzionale, il via alla campagna elettorale lo dà il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi. “Il lavoro di questi due anni ha prodotto un cambiamento radicale ma la sfida più grande inizia adesso”. Il capo del governo riparte da Firenze e anticipa tutti, provocando l’effetto di “coprire” il periodo di campagna per le amministrative di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna. “Sono qui perché Abe, il premier giapponese, mi ha detto: almeno invitami una volta dopo avermi parlato di Firenze 10 volte. E io lo vedrò tra poco”. Insomma la campagna referendaria parte da Firenze per un “motivo pratico: avevamo due ore libere”. E la linea è sempre la stessa: o con me o contro di me, o con le riforme o contro le riforme. Cioè: “Tutte queste cose determineranno divisione tra l’Italia che dice sì e l’Italia che sa dire solo no“. Come finirà, secondo il segretario, è chiaro: “Noi vinceremo il referendum” perché “l’Italia che dice sì ed è più forte di tutto il resto”. Della vittoria Renzi è “certo però quello che è più importante di vincere il referendum è coinvolgere gli italiani. Io sono in prima fila perché si capisca che da questa sfida dipende il futuro delle nostre istituzioni”. 

In queste “due ore libere” Renzi rilancia il suo gioco: “Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo – dice Renzi al teatro Niccolini – Ora c’è una partita che da solo potrei anche vincere ma non basterebbe. Nel referendum la domanda è molto semplice: sì o no. Ma lì dentro c’è molto di più: c’è la riforma istituzionale”, ha aggiunto ribadendo che “la riforma non è contro chi ha combattuto per la libertà“. Un messaggio di distensione, a pochi giorni dal 25 aprile e a poche settimane dalle polemiche tra esponenti del Pd e Anpi proprio sul referendum. In sala lo applaude, tra gli altri, Silvano Sarti, uno dei più noti partigiani fiorentini.

Il copione è lo stesso: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi…. Se non riesco vado a casa. E’ essenziale che ognuno di voi si prenda un pezzettino e da domenica 15 maggio pubblicheremo come fare”. Il segretario del Pd avverte che serviranno “entusiasmo, energia, passione ma il punto chiave è che questa sfida, la sfida di cambiare l’Italia ha bisogno non soltanto di dotti professori, di argomenti concreti ma ha bisogno della gente ed io riparto da Firenze esattamente per chiedere alle donne e gli uomini che vogliono dire ‘sì’ e che non si limitano a piangere, lamentarsi, rassegnarsi,di darci una mano perché da qui ad ottobre sarà un cammino meraviglioso, sarà una sfida affascinante”. “Ci saranno tanti elementi di difficoltà – ammette – ma noi porteremo gli italiani a votare e a votare per dire ‘sì’ al futuro, e ‘no’ alla vecchia politica”.

Renzi lancia “una gigantesca campagna casa per casa, porta per porta, per vedere se italiani vogliono entrare nel futuro a testa alta. Ho bisogno di voi, 10mila comitati in tutta Italia, composti da un minimo di 10 a massimo di 50 persone”. In ogni caso si tratta di una scelta, da una parte o dall’altra. “Scegliamo di andare a vedere se la gente sta con noi, se gli italiani stanno con noi o no. Questo è un bivio. Questo è quello che ci attende nei prossimi cinque mesi. Girerò come un globetrotter. Gireremo come matti”. Le opposizioni alle riforme costituzionali – da quelle parlamentari a quelle delle associazioni – sono avvisate.

Platea e palchi del teatro, nel centro storico di Firenze e recentemente restaurato, erano pieni e fuori sono rimaste molte persone che non riescono ad entrare. “I senatori del Pd – continua il presidente del Consiglio riferendosi alla riforma del Senato – hanno fatto come i tacchini che inneggiano alla festa del Ringraziamento: un grande segnale di una classe politica che è disposta a rinunciare a qualcosa. Aspetto lo facciano anche i sindacati, gli imprenditori…”. E poi “con il referendum un presidente della Regione non guadagnerà più del presidente del Consiglio, ma neanche più del presidente degli Stati Uniti…”.