Mafie

Carlo Giovanardi, Carabinieri: “Pressioni del senatore sul prefetto in favore dell’azienda dell’imputato di Aemilia”

L'Arma in un rapporto di cui alcuni stralci sono stati pubblicati da L'Espresso e dalla Gazzetta di Modena scrive che ci sarebbero state operazioni del parlamentare per la riammissione nella white list antimafia dell'impresa Bianchini. M5s: "Dimissioni"

Il senatore Carlo Giovanardi “fautore di una inspiegata azione politico-istituzionale”. A scriverlo sono i Carabinieri di Modena in un rapporto, di cui alcuni stralci sono stati pubblicati da L’Espresso e dalla Gazzetta di Modena, che dimostrerebbe presunte pressioni sulla prefettura di Modena per la riammissione nella white list antimafia dell’impresa Bianchini. I parlamentari del Movimento 5 stelle hanno chiesto le dimissioni del parlamentare da ogni incarico. L’azienda edile di San Felice sul Panaro è finita nell’inchiesta Aemilia sulla ‘ndrangheta e Augusto Bianchini è ora imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Stralci del rapporto sono stati pubblicati dall’Espresso e dalla Gazzetta di Modena.

Il senatore è definito nella relazione dell’Arma “il fautore di una inspiegata azione politico-istituzionale”, che “ha certamente contribuito a inasprire gli animi e a creare una cortina di diffidenza e di pressioni sul prefetto di Modena affinché procedesse a restituire il salvacondotto ai Bianchini”. L’atteggiamento sarebbe censurabile – scrivono i carabinieri – perché “il politico è sceso personalmente in campo per influenzare direttamente e indirettamente le scelte della prefettura, anche acquisendo notizie sui provvedimenti antimafia irrogati”. Il capo di gabinetto della prefettura di Modena Mario Ventura, sentito dai pm dell’inchiesta Aemilia, avrebbe parlato di Giovanardi come di “un martello pneumatico” per quanto riguardava le richieste di riammissione alla white list depositate dai Bianchini.

Augusto Bianchini dal canto suo avrebbe cercato aiuto da parte del senatore, sia dopo l’interdittiva antimafia del prefetto che aveva colpito nel 2013 la sua azienda – impegnatissima nei primi mesi della ricostruzione dopo il sisma in Emilia del 2012 – sia una volta finito agli arresti, nel gennaio 2015, nell’inchiesta Aemilia.

Ora la Direzione distrettuale antimafia di Bologna sta valutando se il comportamento del senatore, che non risulta essere indagato, sia rimasto nell’ambito di un’attività politica portata avanti nell’interesse di qualcuno o se si possa essere spinto oltre. Non è nuova tuttavia l’attenzione del politico modenese per l’azienda di San Felice. Giovanardi, il giorno degli arresti di Aemilia, prese apertamente le difese della famiglia Bianchini. “Sono arcifelice – disse il senatore – se la magistratura colpisce esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso o ‘ndranghetista. Esprimo invece tutte le mie preoccupazioni per l’incomprensibile traduzione in carcere a Parma di Augusto Bianchini e gli arresti domiciliari per la moglie e il figlio”.

“Giovanardi è un’onta politica per la Commissione antimafia, deve lasciare ogni incarico istituzionale”, ha scritto in una nota Luigi Gaetti, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, di cui lo stesso Giovanardi è membro. “Oggi leggiamo – ha proseguito Gaetti – che oltre a inopportune e inaudite interrogazioni e interventi pubblici a favore dell’imprenditore modenese Augusto Bianchini, imputato nel processo sulla ‘ndrangheta, lo stesso Giovanardi è stato autore di una campagna di pressioni sul Prefetto di Modena per cercare di favorire questo imprenditore colpito prima da interdittive antimafia e poi coinvolto direttamente nell’inchiesta”.