Mondo

Brasile, primo sì all’impeachment di Dilma Rousseff. Governo: “Sconfitta per la democrazia”. Ma è festa per le strade

La Camera bassa approva la messa in stato di accusa con con 367 voti a favore, 137 contrari, sette astensioni. Per il governo si tratta di una "minaccia alla democrazia". Ma per le strade di San Paolo e Rio de Janeiro la gente ha manifestato per festeggiare. Ora la parola al Senato. In caso di esito positivo, il procedimento potrebbe durare 180 giorni in cui la presidente sarebbe sospesa dalle sue funzioni

La Camera dei deputati brasiliana ha approvato la messa in stato di accusa della presidente Dilma Rousseff.  I deputati del fronte di opposizione hanno raggiunto il quorum dei due terzi dei 513 eletti, 342 voti: i favorevoli sono stati 367, 137 contrari, sette astensioni. Il procedimento passa ora al Senato. Al raggiungimento del quorum i deputati di opposizione sono esplosi in grida di gioia e hanno mostrato alle telecamere cartelli di scherno con scritto ‘Ciao cara’, in allusione al modo in cui Lula salutava Dilma in una telefonata intercettata dalla magistratura e resa pubblica.  La festa è esplosa anche nelle strade e nelle piazze della capitale Brasilia e di altre grandi città brasiliane, come San Paolo e Rio de Janeiro.

“Una minaccia per la democrazia”. Questo invece il commento rilasciato dal governo brasiliano. “La decisione della Camera minaccia di interrompere 30 anni di democrazia nel paese”, ha commentato la presidenza attraverso un comunicato firmato dal capo di gabinetto di Rousseff, Jaques Wagner. “E’ stato un regresso l’avvio del procedimento di impeachment contro la presidente della Repubblica Dilma Rousseff, eletta con 54 milioni di voti”, aggiunge il comunicato.

Ora tocca al Senato dove verrà istituita una commissione speciale che nel giro di dieci giorni massimo si esprimerà sulla richiesta. Successivamente, la decisione della commissione verrà sottoposta alla plenaria della Camera alta dove bastano 41 voti su un totale di 81 legislatori per il via libera definitiva all’apertura del processo di messa in stato di accusa del presidente. A partire da quel momento la presidente verrebbe allontanata dall’incarico mentre eserciterebbe le funzioni di Capo dello Stato il suo vice.

La decisione finale, con votazione presieduta dal presidente della Corte Suprema, Ricardo Lewandowski, richiederebbe 54 voti, pari a due terzi del Senato, per la condanna della presidente. Nel caso contrario Rousseff verrebbe assolta e riprenderebbe immediatamente le sue funzioni.

Il governo, secondo Wagner, “confida nel fatto che il Senato, che rappresenta la federazione, possa osservare con maggiore lucidità le accuse contro la presidente che riguardano anche alcuni governatori di stato”. L’impeachment è stato “orchestrato da un’opposizione che non ha accettato la sconfitta nelle ultime elezioni e che non ha lasciato governare la presidente, boicottando le sue iniziative a favore dello sviluppo del paese”.