Lavoro & Precari

Incidente cave Carrara, 6 morti in 2 anni. I sindacati: “E’ come un bollettino di guerra, le sanzioni non bastano”

Da fine 2015 già 3 i casi di morte bianca nell'area marmifera. La Cgil: "Una multa da 10-20mila euro non è sufficiente, bisogna arrivare a sospendere le autorizzazioni". La Cisl propone una "patente a punti" per escludere dal mercato chi ha a che fare con troppi infortuni"

“I numeri degli incidenti sul lavoro sembrano ormai quasi quelli di un bollettino di guerra: ogni giorno a Carrara i lavoratori escono la mattina per fare il loro mestiere nelle cave e si chiedono se torneranno a casa”. E’ l’allarme lanciato a caldo dalla segretaria della Cgil Toscana Dalida Angelini dopo l’incidente sul lavoro in una cava di Carrara: “Andare a lavoro non deve mettere a rischio la vita: avevamo chiesto un tavolo permanente per trovare strumenti di controllo e prevenzione sul tema dei rischi alla sicurezza sul lavoro, oggi siamo a riproporlo alle istituzioni locali e regionali”.

1800 lavoratori, 6 morti dal 2014
A snocciolare numeri dettagliati è Giacomo Bondielli, segretario Filca-Cisl Toscana Nord: “Dal 2014 a oggi sono 6 le morti registrate nelle cave della provincia di Massa Carrara, 3 dei quali soltanto a fine 2015. Tutto ciò senza contare ovviamente i due dispersi dell’incidente delle ultime ore. I ritmi di lavoro stanno diventando altissimi, servono maggiori controlli: non basta più fermarsi a piangere”. In tutta la provincia di Massa Carrara sono circa 1800 i lavoratori diretti occupati nel settore delle cave. “I ritmi di lavorazione – spiega Bondielli – sono molto più alti degli ultimi anni e i macchinari sempre più veloci: serve una maggiore sensibilizzazione sul fronte della sicurezza del lavoro”. Bondielli inoltre evidenzia: “Il tonnellaggio pro-capite per ogni lavoratore è in alcune cave assai più alto che in altre, ciò significa che in alcune aziende si lavora a ritmi assai più serrati”.

“Le sanzioni economiche non bastano”
Sulla questione il FQ.it ha interpellato anche Roberto Venturini, segretario provinciale Fillea-Cgil di Massa Carrara: “In realtà il numero degli incidenti in cava sta diminuendo (dal 2005 al 2015 calo del 60%, ndr) ma purtroppo stanno aumentando i decessi“. Il dirigente sindacale accende i riflettori sull’entità delle sanzioni: “Il settore del marmo è in salute, le aziende stanno aumentando il loro fatturato: cosa volete che interessi agli imprenditori prendersi una multa da 10-20mila euro se tanto guadagnano milioni?”. Secondo Venturini la sanzione economica non basta: “Serve una giusta repressione, i deterrenti devono essere realmente efficaci. Bisogna arrivare a sospendere le autorizzazioni all’escavo: se non rispetti le norme la tua cava dev’essere fermata”. Dito puntato contro “ritmi di lavoro sempre più stressanti causati dalla richiesta di produrre sempre di più”.

“Serve una patente a punti”
A proporre invece una vera e propria “patente a punti” per il settore lapideo sono invece Riccardo Gentile e Ottavio De Luca, rispettivamente segretario nazionale e regionale Filca-Cisl: “Lo scopo di questo strumento è di premiare le realtà virtuose e di escludere dal mercato quelle nelle quali si verificano troppi infortuni”. Il primo marzo scorso era stata l’assessore regionale alla salute Stefania Saccardi a illustrare i dati generali relativi alle morti sul lavoro in Toscana: “Gli infortuni calano ma crescono in modo preoccupante quelli mortali. Nel 2015 sono stati 109, ossia 33 in più rispetto al 2014″.