Mondo

Rolando Del Torchio, liberato l’italiano rapito nelle Filippine: “Precarie condizioni di salute”. Media: “Pagato un riscatto”

L'ex sacerdote era stato sequestrato nell'ottobre 2015 nel suo ristorante a Dipolog City. Restituto Padilla, portavoce militare, ha riferito che l'uomo è stato trovato a bordo di un traghetto passeggeri diretto verso la vicina città di Zamboanga. Secondo il sito di informazione filippino Rappler.com, che cita fonti di intelligence e della polizia locale, per il rilascio la famiglia avrebbe dato ai rapitori 30 milioni di peso (570mila euro)

L’ex missionario Rolando Del Torchio, l’italiano rapito nell’ottobre del 2015 a Dipolog City nelle Filippine, è stato rilasciato oggi e si trova sotto la custodia delle Autorità filippine che lo hanno individuato nell’isola di Sulu. Lo riferisce la Farnesina in una nota. L’uomo è stato recuperato dalla polizia al porto dell’isola di Jolo, mille chilometri a sud di Manila. Lo ha riferito Restituto Padilla, portavoce militare, citando un rapporto della polizia.

Del Torchio, ha precisato il generale, è stato trovato a bordo di un traghetto passeggeri diretto verso la vicina città di Zamboanga, dove alla fine è stato preso e portato ad un centro sanitario militare per un controllo. Padilla ha riferito che Del Torchio è “in precarie condizioni di salute”. Secondo il sito di informazione filippino Rappler.com, che cita fonti di intelligence e della polizia locale, per il rilascio la famiglia avrebbe pagato ai rapitori 30 milioni di peso (570mila euro).

Del Torchio, 56 anni, è un ex sacerdote ed era stato sequestrato nel suo ristorante “Ur Choice Cafè“, nel sud della Filippine, in un’area dove operano diversi gruppi separatisti musulmani. Era stato portato via da 7 uomini armati, che si erano finti clienti: il gruppo è stato visto poi salire su un motoscafo per lasciare la città via mare. Il rapimento non era mai stato rivendicato ma gli investigatori avevano puntato subito su Abu Sayyaf, il gruppo terroristico noto per la sua strategia di rapimenti a scopo di estorsione e che ha lo roccaforte sull’isola di Sulu, dove è stato individuato l’ostaggio italiano.

Laureato in agraria, arrivato nelle Filippine nel 1988 come missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), negli anni Novanta aveva lavorato a fianco degli agricoltori e dei pescatori locali, dedicandosi a istituire cooperative per migliorare le loro condizioni in un’area ricca di risorse ma tra le più povere dell’arcipelago a maggioranza cattolica. Tale impegno gli era costato minacce di morte e di rapimenti da parte dei potenti clan locali.

Aveva smesso la tonaca nel 2001: secondo Rappler.com, del Torchio aveva preso tale decisione scandalizzato dall’emergere del fenomeno pedofilia nella Chiesa. Aveva comunque scelto di rimanere sull’isola di Mindanao, nel sud del paese, per lavorare con un’organizzazione non governativa che forniva assistenza agli agricoltori della zona. In seguito aveva aperto il suo ristorante. Del Torchio era scampato a un attentato una quindicina di anni fa, quando alcune persone avevano sparato contro di lui mentre si trovava insieme al vescovo locale.