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Siria, gli alawiti scaricano Assad: “Sì a cambio monitorato da comunità internazionale”

Il documento è stato firmato dalle principali famiglie della setta sciita minoritaria al potere dal '71 con Assad padre e pone le basi per una svolta nei colloqui di pace con l’opposizione. I firmatari si dicono pronti anche a un presidente sunnita, purché lo Stato rispetti tutte le religioni

“Non siamo contro Assad come persona, siamo contro l’attuale sistema. Non possiamo salvare lo Stato se lui si dimette subito. Ma con lui al potere non ci saranno riforme. Così abbiamo bisogno di un cambiamento per fasi, monitorato dalla comunità internazionale“. A prendere le distanze dall’attuale presidente siriano non sono gruppi sunniti o dell’opposizione, ma alcune delle principali famiglie alawite del Paese, la setta sciita minoritaria al potere dal ’71 con Assad padre. In pratica quelle che finora hanno sostenuto il regime e che ora aprono alla successione e sottolineano di essere pronte ad accettare un presidente sunnita, purché in uno Stato laico che rispetti tutte le religioni.

Il documento è stato analizzato da Repubblica, Welt e Figaro, e getta le basi per una svolta nei colloqui di pace con l’opposizione. Il quotidiano ha parlato con i promotori dell’iniziativa, che affermano di rappresentare la maggioranza degli alawiti, e propongono anche “una via d’uscita per il regime. I nostri capi religiosi possono negoziare un accordo e garantire la protezione della famiglia Assad”.

Nel documento, che fa una riflessione di carattere religioso e politico, si fa un appello a tutte le anime della Siria a superare i contrasti dottrinari che da secoli oppongono gli alawiti e la maggioranza sunnita. In particolare si afferma che la comunità alawita rappresenta un terzo modello, rispetto a sciiti e sunniti, all’interno dell’Islam. L’obiettivo, proseguono, è quello “di un’unità politica della Siria, all’insegna della laicità e dello Stato di diritto, in cui la legittimazione del potere passi attraverso il consenso democratico. E la guida politica (un altro chiaro riferimento ad Assad, ndr) non può in nessuna circostanza utilizzare la repressione per paura di perdere il proprio potere”.