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Siria, Amnesty contro Ankara: “Da gennaio espelle illegalmente i profughi”

La ong denuncia i rimpatri forzati della Turchia, che "non è un paese sicuro per i rifugiati, ed è sempre meno sicuro man mano che passano i giorni". Preoccupazione anche da parte dell'Unhcr, che teme il mancato rispetto delle tutele per i migranti. Ue: "Prendiamo sul serio le accuse"

Ogni giorno riportano un centinaio di profughi siriani nel loro Paese, dilaniato dalla guerra e dal quale vogliono fuggire. Amnesty International denuncia le autorità turche che da gennaio hanno iniziato a espellere illegalmente “migliaia di rifugiati in Siria“. Uomini, donne e bambini. Rimpatri forzati e di massa che sono illegali sia in Turchia, sia in Europa, sia per il diritto internazionale. “Nel loro disperato tentativo di sigillare i confini, i leader europei hanno deliberatamente ignorato il più semplice dei fatti: che la Turchia non è un paese sicuro per i rifugiati, soprattutto siriani, ed è sempre meno sicuro man mano che passano i giorni”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l’Europa e l’Asia centrale per Amnesty. L’ong, peraltro, ha inoltre posto l’accento sui rischi per i migranti quando l’accordo Ue-Turchia entrerà ufficialmente in vigore lunedì prossimo.

Ma Ankara respinge le accuse. “Nessuno dei siriani che ha richiesto la protezione del nostro Paese viene rispedito indietro con la forza, in linea con il diritto internazionale e nazionale”, hanno fatto sapere dal ministero degli Esteri. E anche la Commissione Ue chiarisce che “il principio di non respingimento è scritto nero su bianco nell’accordo ed è una linea rossa che vogliamo vedere rispettata”. Oltre ad Amnesty, anche l’Unhcr ha espresso molte preoccupazioni a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’accordo circa tutele per i migranti. “Troppe gravi lacune” ancora presenti sia in Turchia sia in Grecia, spiega l’Alto commissariato per i rifugiati. In particolare, in Grecia numerosi aspetti del sistema per ricevere e gestire le persone che potrebbero necessitare di protezione internazionale ancora non funzionano o sono assenti, mentre in Turchia l’Unhcr ha richiesto di poter incontrare le persone ricondotte dalla Grecia per garantire che possano beneficiare di una protezione internazionale e per prevenire il rischio di respingimento. Tutte accuse che Bruxelles dice di “prendere sul serio” e, precisando di non entrare “nel gioco dello scaricabarile”, aggiunge di lavorare “strettamente con Turchia, l’Unhcr e ong” come Amnesty “per rispondere alle loro preoccupazioni”.

La denuncia di Amnesty – L’ong ha raccolto le testimonianze di numerosi siriani in Turchia, soprattutto nelle province di confine, cui in molti casi è stata anche negata la registrazione che attribuisce lo status di protezione temporanea, necessario per accedere ai servizi minimi, dalla sanità all’educazione. “Tutti i rimpatri forzati in Siria sono illegali secondo la legge turca, europea e internazionale”, ricorda Amnesty, secondo cui si tratta di una pratica nota nella regione di confine tra i due Paesi, in particolare nella provincia turca di Hatay. Tra i casi denunciati dall’ong, c’è anche quello di una donna espulsa verso zone di conflitto in Siria all’ottavo mese di gravidanza. Secondo l’ong, nelle ultime settimane la Turchia ha rovesciato la sua politica di porte aperte nei confronti dei siriani, alimentando così un nuovo business di trafficanti di esseri umani, che chiedono ai rifugiati circa mille dollari a testa per aiutarli ad attraversare illegalmente il confine. “Dopo la costruzione di un’Europa fortezza – accusa Amnesty – adesso stiamo assistendo alla costruzione di una Turchia fortezza“.