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Attentati Bruxelles, report: “Intelligence belga liquefatta, non riesce a gestire informazioni”. E polizia attacca il ministro

Non si placano le polemiche sugli apparati di sicurezza. Il quotidiano fiammingo De Tijd pubblica un nuovo rapporto dei comitati "P" e "R", organi di controllo delle attività dei servizi, che mette in evidenza "uno stato di decomposizione", dell’unità centrale antiterrorismo. Il sindacato degli agenti ha dato del "vigliacco" al titolare dell’Interno Jan Jambon che aveva scaricato la colpa dell'affaire El Bakraoui su un funzionario

Le dichiarazioni di Tayyip Recep Erdogan continuano a riverberarsi a tutti i livelli degli apparati di sicurezza. Le autorità belghe si sono dimostrate troppo morbide nei confronti dei gruppi militanti e dovranno spiegare il fallimento dell’intelligence nell’evitare attentati kamikaze da parte di miliziani dello Stato islamico, ha sostenuto il 23 marzo il presidente turco, secondo il quale le autorità europee hanno dimostrato di essere ”incapaci” dopo che lo scorso luglio Ibrahim El Bakraoui, uno dei due fratelli ritenuti responsabili degli attacchi di martedì, era stato estradato dalla Turchia in Olanda e successivamente scarcerato in Belgio.

Il sindacato di polizia belga ha dato del “vigliacco” al ministro dell’Interno Jan Jambon per avere scaricato la colpa dell’affaire El Bakraoui su Sébastien Joris, l’ufficiale di collegamento della polizia federale che si é occupato del caso da Istanbul. Ibrahim Bakraoui era stato fermato dai turchi vicino al confine con la Siria lo scorso giugno ed era stato espulso verso il Belgio, via Schipol-Amsterdam, a luglio. Tuttavia, al momento del suo rientro in Olanda non era stato preso in custodia né dagli olandesi né dai belgi, nonostante la segnalazione dei turchi e il fatto che fosse evaso dalla libertà vigilata che gli era stata concessa nel 2014 dopo una condanna a 10 anni per rapina a mano armata.

Jambon e il ministro della Giustizia Koen Geens hanno rassegnato le dimissioni venerdì, ma queste sono state respinte dal premier Charles Michel. E Jambon ha puntato il dito contro Joris, accusandolo di “incredibile leggerezza” per non aver segnalato la pericolosità di Bakraoui a chi di dovere. Ma il presidente del sindacato di polizia Vincent Gilles é rimasto “profondamente colpito” dalla reazione di Jambon e in un’intervista al quotidiano Le Soir non ha usato mezzi termini: “E’ vergognoso”, ha detto, “mai un ministro ha agito in questo modo. È un linciaggio pubblico”. E poi: “Se avessi il ministro di fronte a me lo coprirei di insulti…. è il più grande dei vigliacchi …”.

Il rapporto: “In Belgio intelligence liquefatta” – Ad alimentare i dubbi e le polemiche, il quotidiano fiammingo De Tijd pubblica un nuovo rapporto dei comitati “P” e “R”, organi di controllo delle attività della polizia e dei servizi di informazione, che mette in evidenza una “liquefazione”, “uno stato di decomposizione“, dell’unità centrale antiterrorismo della polizia federale belga. A causa dei mezzi insufficienti, l’unità “Terro” non riesce a gestire e filtrare il flusso di informazioni, che viene scaricato direttamente all’Ocam (il coordinamento dei servizi di sicurezza, organo che definisce il livello di minaccia terroristica). L’unità antiterrorismo invia le informazioni “senza aver potuto “catalogarle, seguirle o verificarne l’affidabilità“.

In Belgio è forte la polemica anche politica sui servizi di informazione e sul lavoro della magistratura. Il sindaco di Anversa e leader del partito separatista fiammingo, Bart De Wever, in una intervista a L’Echo ha denunciato il “lassismo” e “l’ingenuità” del partiti socialista e cristiano-democratico nonché dei giudici che hanno concesso scarcerazioni facili.