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Sondaggi, in aumento fiducia in Renzi, governo e Pd. Effetto Parma addio, dem davanti al M5s anche al ballottaggio

Le rilevazioni di Ipsos per il Corriere della Sera. Tra democratici e grillini 5 punti di distacco. Pagnoncelli: "Elettorati non più fluidi, ora sistema stabile. Il partito di Renzi non attrae più voti esterni, chi lascia i Cinquestelle finisce nell'astensione". Ballottaggi e flussi di voto: ai grillini i voti di Sinistra Italiana, Lega e Fdi

Lo scontro eterno con i Cinquestelle, le primarie contestate, la rissa interna al partito con lo scontro finale tra D’Alema e i vertici renziani: niente di tutto questo scalfisce la fiducia nel presidente del Consiglio Matteo Renzi e nel governo. Anzi, secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, il giudizio positivo aumenta sia rispetto alla fine del 2015 sia rispetto all’estate scorsa, quando il gradimento per l’esecutivo aveva raggiunto i minimi. Ora registra un aumento del 2 punti, dal 38 al 40 per cento, con un leggero incremento rispetto a dicembre e con un’impennata rispetto alle rilevazioni di giugno (+8). Oltre a Renzi – apprezzato dal 38 per cento degli intervistati – i ministri che ricevono consenso sono Padoan (29), Franceschini, Delrio e Lorenzin (25), Boschi (24) e Gentiloni (23).

Svanito l’effetto Parma (per ora), al ballottaggio avanti il Pd
Ma il caos primarie non intacca nemmeno il partito, smentendo almeno in questo caso la tesi – sostenuta dalla sinistra, ma anche da renziani della prima ora come Richetti – che c’è un governo che va a cento all’ora a scapito del Pd che resta a rincorrere, se non addirittura sulle ruote. Niente di tutto questo, secondo Ipsos: il Partito democratico è in crescita, dal 31 al 32 per cento, rispetto all’ultima rilevazione effettuata dall’istituto di Nando Pagnoncelli nel dicembre scorso. E quello che è più importante – dal punto di vista di Renzi – è che sembra svanito, almeno per ora, anche il rischio di un “effetto Parma” (o “effetto Livorno” se si preferisce): al ballottaggio, oggi, in una sfida tra Pd e Movimento Cinque Stelle, la spunterebbero i democratici. Il punto è che se il centrodestra corresse unito il M5s non arriverebbe nemmeno al ballottaggio.

Il consenso per i partiti cambia, anche se di poco, se lo scenario prevede o meno una lista unica di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord. In questo caso, cioè, ci sarebbe una maggiore polarizzazione verso le tre forze politiche più grandi: il Pd sarebbe al 32,4, il centrodestra unito seguirebbe al 29,1 e i Cinquestelle al 28. Al ballottaggio andrebbero dunque democratici e centrodestra e vincerebbero i primi: 53,5 contro 46,5.

I partiti oggi: tra Pd e M5s 5 punti
Al momento comunque, con il centrodestra diviso, il Pd si conferma primo partito con il 32,2 (+1%). Segue il M5s con il 26,9 (-2,2 rispetto a dicembre). Il distacco – che a dicembre era di 2 punti – ora si è divaricato a oltre 5. Lontani i partiti di centrodestra: il terzo partito è la Lega Nord (13,2, -1,1) che però ora è tallonata da Forza Italia, resuscitata fino al 13 (+2,2). Poi i Fratelli d’Italia al 4,2. Tra le forze che riuscirebbero a superare la soglia di sbarramento ci sarebbero Area Popolare (4%) e Sinistra Italiana (3,3). Fuori tutti gli altri, compresi i centristi di governo come Scelta Civica (0,7).

Pagnoncelli: “Elettorati non più fluidi, ora sistema stabile”
In generale, secondo Pagnoncelli, c’è una nuova mutazione nell’elettorato italiano. Fino al 2013, spiega, “le opinioni degli elettori risultavano influenzate soprattutto dall’appartenenza politica più che dal merito delle questioni (elettori-tifosi che cambiavano opinioni a seconda che la propria parte politica fosse al governo o all’opposizione). Poi, a partire dalla nuova legislatura e fino alle Europee, è aumentata la “fluidità politica” e “un’inedita trasversalità”, soprattutto “a favore del Pd di Renzi e del Movimento 5 Stelle che sono stati capaci di conquistare il consenso di elettori provenienti da aree politiche piuttosto diverse”.  Oggi invece, dice Pagnoncelli, il quadro si è come “ricomposto” con un “parziale ritorno ad appartenenze che rendono abbastanza stabile il consenso per i singoli partiti”. Però le opinioni personali degli elettori spesso divergono dalla posizione del partito (si è visto su unioni civili, fisco, riforme), senza per questo far mancare il proprio voto negli appuntamenti importanti.

“Il Pd non attrae più voti esterni, chi lascia M5s va nel non voto”
Sul Corriere Pagnoncelli spiega che il Pd è stabile, ma “sembra aver ridotto la capacità di espansione del proprio elettorato e non sembra capitalizzare l’aumento del consenso registrato dal governo”. Quanto ai Cinquestelle, il Movimento ha avuto una flessione di due punti dopo il caso Quarto, ma da quei giorni è rimasto intorno al 27. Tuttavia la distanza dal Pd che a dicembre era di 2 punti ora si è divaricata a oltre 5. Anche Ipsos conferma un dato che ricorre in diversi sondaggi: l’aumento dell’astensione. I senza voto sono passati dal 34,3 di dicembre al 36. Questo in concomitanza con una flessione dei Cinquestelle. Secondo Pagnoncelli “i grillini delusi, infatti, difficilmente scelgono un altro partito, preferendo astenersi”.

Ballottaggio Pd-M5s, ai grillini i voti di Si, Lega e Fdi
Ipsos ha analizzato anche i flussi di voto nel caso dei tre scenari di ballottaggio possibili. Nella sfida Pd-M5s, per esempio, come detto vincerebbero i democratici: un cambio di tendenza rispetto agli ultimi mesi, anche se il margine è quello di un testa a testa (51,2 contro 48,8). Ma come si dividerebbero le preferenze degli elettori degli altri partiti? La maggioranza della base di Sinistra Italiana sceglierebbe il M5s, ma lo stesso accadrebbe nell’elettorato di Lega Nord e Fratelli d’Italia. In questo scenario oltre la metà degli elettori di Forza Italia si asterrebbe, mentre sceglierebbe il Pd la gran parte della base di Area Popolare.

Ballottaggio Pd-centrodestra, ai dem un terzo dei voti M5s
Nella seconda ipotesi c’è il ballottaggio Pd-listone di centrodestra. Anche in questo caso vincerebbe il Pd con un distacco anche maggiore: 53,5 contro il 46,5. Qui il panorama è più semplificato e dice che l’elettorato M5s si dividerebbe quasi in parti uguali tra chi sceglierebbe il Partito democratico, chi il centrodestra e chi l’astensionismo (le quote sono rispettivamente del 40 per cento, del 30 e del 30). Gli elettori di Area Popolare in maggioranza sceglierebbero ovviamente il listone di centrodestra, mentre la quasi totalità della base di Sinistra Italiana sceglierebbe il Pd (80 per centro contro un 20 di senza voto).

Ballottaggio M5s-centrodestra, un terzo dei voti Pd ai grillini
Terza opzione possibile, Cinquestelle contro centrodestra. A vincere sarebbe il M5s, con un 55,1 contro 44,9. I grillini riceverebbero i due terzi dei voti degli elettori di Sinistra Italiana e un terzo dei voti del Pd (elettorato che per metà si asterrebbe). Ovvia la scelta di chi si ritiene un elettore di Area Popolare: due su tre voterebbe il centrodestra, nessuno i Cinquestelle.