Società

Salute: come farsi venire l’ernia con la respirazione pranica

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Un giorno ad Alcatraz arrivò un grande maestro indiano dell’India; mentre andavamo al bar per un succo di frutta biotrascendente passammo di fronte alla porta spalancata della palestra (era estate) e lui buttò un’occhiata. Era in corso un seminario di  “asana” yoga, cioè quelle posizioni strane tutte intorcicate. Lui mi guarda sconvolto e mi chiede: “Ma cosa stanno facendo?”

Io perplesso gli rispondo: “Yoga.”
E lui sconfortato: “Ma no, voi occidentali non potete fare quelle cose lì! Vi fa malissimo! Bisogna iniziare quegli esercizi a 3 anni, quando il corpo è ancora elastico, sennò è pericoloso!”

Va beh… Forse quel grande maestro di Yoga era un po’ estremista. Ma l’aneddoto rende bene l’idea che con le discipline che provengono da altre culture e altre storie, tocca andarci con prudenza. Sennò si rischia. Io ad esempio mi sono fatto malissimo con la respirazione diaframmatica: 2 ernie, problemi di emorroidi e un inizio di vene varicose.
Il disastro è stato causato dal fatto che non avevo capito bene come funziona questa storia del diaframma. Troppo spesso chi insegna respirazione se la piglia in modo feroce con la respirazione “alta” accusandola di essere militarista… Cioè, che respiri tutto di torace, verso l’alto. La respirazione corretta (dicono) è invece tutta di pancia. Inspiri col naso e devi sentire che i polmoni si espandono verso il basso, facendo muovere (verso il basso) gli organi interni dell’addome. Poi quando espiri (sempre dal naso) lo fai senza sforzo perché gli organi interni dell’addome tornano naturalmente in su e così spingono l’aria fuori, espiri passivamente.

Giusto, solo c’è un particolare da chiarire: nell’ispirazione ci deve essere anche un po’ di espansione toracica, e verso l’alto. Sennò fai lavorare solo la parte bassa e in una decina di anni ti aumenta la pressione nella parte bassa del corpo e ti procuri una serie di danni dovuti a uno squilibrio pressorio. C’è troppa pressione in basso. È una questione meramente meccanica. Imparare a respirare senza tener contratto il ventre è bene ma anche muovere la cassa toracica è bene. Una cosa non esclude l’altra e se l’esclude è male.

Un altro disastro analogo l’ho sperimentato quando, a seguito di grave periodo di stress e alimentazione mentecatta (confesso sono andato a mangiare fast food) ho contratto un’ulcera con tanto di gastrite e notti in bianco a piangere. Anche perché mi sono intestardito a curarmi in modo naturale senza capirci nulla. Un allevatore di cavalli di Bresso mi aveva detto che lui era guarito mettendo la sera in un bicchier d’acqua un cucchiaino di argilla verde, rimescolandola con vigore e poi bevendo quell’acqua al mattino (dopo che l’argilla si era per lo più posata sul fondo del bicchiere, e non la beveva). Siccome a causa di una malintesa mappatura degli organi interni ero convinto di avere un malanno al duodeno e che il duodeno fosse in alto, nello stomaco, per un mese ogni mattina bevevo l’acqua argillosa e poi mi appendevo a testa in giù con appositi ganci da caviglia, a una sbarra a sua volta appesa a una trave del soffitto; ero convinto che così l’acqua melmosa potesse finire sul duodeno infiammato.

Molto traumatico quanto inutile anche perché il duodeno non sta nella parte alta dello stomaco. Cioè non so se mi riesci a visualizzare, all’alba dei 45 anni, appeso per i piedi a una sbarra lignea, che ciondolo a testa in giù per 5 minuti mentre la fanghiglia acquosa mi si stratifica sulle pareti superiori della sacca gastrica… Ogni mattina. Con mia figlia piccola che inizia a sospettare che io sia un pipistrello… “Cosa fa papà?” Chiede mia mamma al telefono… E la bimba angelica: “Sai nonna se ne sta appeso per i piedi con i ganci legati alle caviglie… È un po’ strano, papà, ultimamente…” E mia madre che mi chiede se sono diventato scemo a traumatizzare la sua nipotina… Che quando poi ho scoperto che il duodeno non stava lì…

Dopo quasi un anno di sofferenze mi sono rassegnato a una gastro-qualche-cosa che ti guardano dentro con una microtelecamera… Avveniristico! Avevo un batterio… Una cura antibiotica con pilloloni schiumogeni e sono guarito in una settimana. Ovviamente il fatto di aver regolarizzato il cibo e imparato a respirare muovendo i muscoletti addominali e quindi dinamizzando l’apparato digerente è stato utile per evitare ricadute e sono 15 anni che non ho più problemi gastrici.

La morale è: vacci piano con il benessere naturale a volte, e a volte anche no.