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Arabia Saudita, il Parlamento Europeo chiede embargo sulla vendita delle armi

Il Parlamento europeo ha votato giovedì a favore di una risoluzione per chiedere un embargo europeo sulla vendita di tutte le armi all’Arabia Saudita. Con questa risoluzione, approvata con 359 voti favorevoli e 212 contrari, si vuole invitare gli Stati membri a smettere di vendere armi al Paese che dal marzo dell’anno scorso ha cominciato a bombardare lo Yemen per sostenere il presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi, minacciato dalle forze Houthi allineate con l’Iran. Operazione che però, come ben noto, sta avendo come conseguenza l’uccisione di un numero sproporzionato di civili e il bombardamento di scuole, di infrastrutture civili, e ospedali gestiti da Medici Senza Frontiere. Si chiede dunque una soluzione politica piuttosto che militare.

Per le Nazioni Unite, l’Arabia Saudita starebbe contribuendo ad un disastro umano nello Yemen, e i bombardamenti in questo Paese avvengono grazie all’attrezzatura fornita dai paesi europei.  È stato per questo chiesto al capo della politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini di “lanciare un’iniziativa volta a imporre un embargo sulle armi dell’Ue contro l’Arabia Saudita”.

Secondo un interessante rapporto di Control Arms, il trasferimento di armi e munizioni all’Arabia Saudita sta alimentando il conflitto. Il Paese è stato negli ultimi dieci anni un mercato appetibile per gli esportatori di armi, e nel 2014 è diventato il più grande importatore di equipaggiamenti per la difesa al mondo. La banca dati delle Nazioni Unite sul commercio internazionale (Comtrade) mostra che nel 2014 ventiquattro stati hanno esportato armi e munizioni in Arabia Saudita. Molti dei paesi esportatori sono firmatari del Trattato sul commercio delle armi (ATT). L’obiettivo di questo trattato dovrebbe essere quello di vietare la vendita di armi che potrebbero portare a crimini di guerra, o che potrebbero essere utilizzate per gravi violazioni del diritto internazionale. Dovrebbe quindi ridurre la sofferenza umana attraverso nuove regole globali per il commercio delle armi. L’esatto opposto di ciò che sta avvenendo in Yemen.

Dal mese di marzo 2015, più di 35.000 persone sono state uccise e ferite nei combattimenti in Yemen. Secondo le Nazioni Unite, quasi 3.000 morti e oltre 5.600 feriti erano civili. Oltre 700 i bambini uccisi. Una situazione già ampiamente denunciata dalle organizzazioni per i diritti umani che hanno chiesto di porre fine a questo spargimento di sangue.

Secondo la Control Arms Coalition, la Francia, Germania, Italia, Montenegro, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito, e gli Stati Uniti, hanno venduto droni, bombe, siluri, razzi e missili all’Arabia Saudita per un valore di oltre 25 miliardi di dollari nel 2015. Soltanto l’Italia avrebbe esportato armi, munizioni e pezzi di ricambio all’Arabia Saudita, per un valore complessivo di circa 37,2 milioni di euro.

Non possiamo dimenticare le numerosi spedizioni di armi, partite anche recentemente, dalla Sardegna all’Arabia Saudita. Bisogna adesso sperare che questa risoluzione abbia un impatto positivo sul nostro Paese, che tra l’altro ha sottoscritto il Trattato ATT e che ha anche la legge nazionale 185/90 che proibisce la vendita di armi a paesi che siano in conflitto armato.

Che sia allora un nuovo stimolo per vedere se l’Italia deciderà di comportarsi diversamente e fermare questo costante flusso di armi che vengono poi puntate sui civili.