Società

Erasmus 24_7, sette città e sette studenti nel primo documentario italiano sul progetto di scambio europeo

Produzione indipendente del collettivo Zero, conosciuto per la campagna #coglioneNo, contro lo sfruttamento dei giovani precari. Le immagini raccontano l'esperienza condivisa in una località straniera che diventa quasi casa. "Traspare - spiega Niccolò, uno degli autori - un mondo dove a dominare è un'identità sovranazionale, che se ne frega di barriere e parla di persone"

“La natura dell’Erasmus è questa: mettere in connessione ragazzi di diverse provenienze, sicuramente privilegiati perché non costretti a migrare, e permettergli di condividere qualcosa, che sia un appartamento, una festa o un pezzo di vita. E di certo, per un’idea di Europa unita, questo funziona più della politica”. Di fronte a chi parla di frontiere, quello di Erasmus 24_7, il primo documentario sul progetto di scambio europeo, è un messaggio chiaro. “Traspare – spiega Niccolò, uno degli autori – un mondo dove a dominare è un’identità sovranazionale, che se ne frega delle barriere e parla di persone”. In fondo, i giovani europei di oggi sono abituati a pensare a un continente “senza confini”, aiutati, oltre che dai trattati internazionali, anche da questo programma, attivo da quasi trent’anni. 

E le immagini di Erasmus 24_7 raccontano proprio questo spirito: sette città, 7 studenti tra i 19 e i 30 anni e un’unica esperienza, quella di 24 ore in una località straniera, che, per chi si trova ad affrontare un periodo di studio all’estero, diventa quasi inconsapevolmente casa. Così le storie e le strade, tra Roma, Berlino, Bordeaux, Istanbul, Praga, Valencia e Lisbona, si intrecciano, in un percorso comune che è quello di tutti coloro che fanno le valigie. “Quando sei in Erasmus è tutto un filo più intenso, perché sei in una situazione di straordinarietà, dove qualsiasi cosa è vissuta in modo diverso. Sai che alcune cose potrai farle solo durante quel periodo e sei più proteso verso le esperienze che la vita offre”, spiegano gli autori.

Il progetto parla italiano, ed è una produzione indipendente del collettivo Zero, conosciuto per la campagna #coglioneNo, contro lo sfruttamento dei giovani precari. La squadra, composta da Stefano De Marco, Niccolò Falsetti e Alessandro Grespan, si è arricchita dalla presenza di Lorenzo Schirru e Benjamin Maier. Tutto parte da Berlino, dove Stefano stava facendo proprio l’Erasmus e dove viene raggiunto da Niccolò. “Abbiamo pensato che sarebbe stato bello raccontare questo mondo. Così, con una campagna su Indiegogo abbiamo raccolto 5mila euro e siamo partiti per le varie tappe”, spiegano. E a partire è anche la campagna di reclutamento su Skype per i protagonisti: “Abbiamo scelto estremi diversi che si muovessero da Est a Ovest dell’Europa: Rita, 19enne e Daniel che di anni, invece, ne ha 30. Insomma, lo scopo era abbracciare l’esperienza Erasmus in maniera totale”.

Le storie sono quelle di Julian, ingegnere a Valencia, Celine, studentessa di legge alla Sapienza di Roma, Rita a Berlino, Deniz a Bordeaux, Daniel a Praga, Zsofia a Lisbona e Roy a Istanbul. Tra gioie e dolori. “All’inizio i ragazzi hanno fatto emergere difficoltà simili – racconta Stefano -. C’è chi ha confidato di essersi sentito fuori casa, e chi invece ha poi costruito una casa, incontrando l’amore. E il bello è che qualsiasi difficoltà viene poi risolta in genere grazie all’aiuto di un coetaneo, in pieno spirito di collaborazione, al di la di ogni retorica”. “Il cuore di questa generazione Erasmus è proprio questo – aggiunge Alessandro – che tutti sono involontariamente uniti, altro che Schengen“.