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Migranti. Hotspot ad Augusta, sindaco M5S si oppone: “Sicurezza a rischio”

Nella cittadina in provincia di Siracusa, nel 2015 sono sbarcati ben 21.693 migranti, il ministero dell'Interno ha deciso di installare uno dei 5 centri per l'identificazione chiesti dall'Ue. Cettina Di Pietro, eletta dal Movimento 5 Stelle sette mesi fa: "Abbiamo il polo petrolchimico più grande d'Europa e una base Nato con l'arsenale militare marittimo: tutti siti sensibili"

Dopo il Veneto ecco la Sicilia. È un coro unanime quello che si è formato nel nostro Paese contro gli hotspot, i centri chiesti dall’Unione Europea per identificare subito i migranti arrivati nel nostro Paese e quindi capire immediatamente chi deve essere respinto e chi invece può rimanere per chiedere asilo. A settembre il ministero dell’Interno si era dovuto affrettare per smentire la nascita di hotspot nel nord est italiano, dopo le proteste dei sindaci veneti. Adesso, invece, l’ultima grana per il Viminale arriva da Augusta, dove nel 2015 sono sbarcati ben 21.693 migranti. Un vero e proprio record quello della città in provincia di Siracusa, che per al prima volta ha superato i ventimila arrivi annuali di Lampedusa, storico confine europeo, teatro di tragedie e solidarietà. Ed è per questo motivo che proprio ad Augusta, il ministero dell’Interno ha deciso d’impiantare uno dei cinque hotspot siciliani.

Ad Augusta, però, il progetto dell’hotspot non è gradito. Il motivo? “Dovrebbe sorgere nel centro del porto commerciale, entrando inevitabilmente in rotta di collisione con le attività giornaliere del nostro scalo”, spiega il sindaco Cettina Di Pietro, eletta dal Movimento 5 Stelle sette mesi fa. “Bisogna considerare che nei fatti al porto ci sono già due attendamenti, utilizzati dalla questura per le operazioni di riconoscimento”, continua la prima cittadina. Ed è proprio al posto di quelle tende che dovrebbe sorgere l’hotspot di Augusta.

“Io rappresento la mia comunità, e insieme al consiglio comunale non posso che essere contraria alla nascita dell’hotspot all’interno del nostro porto. Anche per questioni di sicurezza”, continua sempre Di Pietro. Quindi il sindaco teme l’arrivo di terroristi infiltrati tra i migranti arrivati sui barconi? “Mi soltanto limito a ricordare che – spiega il sindaco M5s -Augusta fa parte del polo petrolchimico più grande d’Europa, che nella nostra città ha sede una base Nato con l’arsenale militare marittimo: tutti siti sensibili. Se il ministero dell’Interno vuole prendersi questa responsabilità faccia pure, ma io non posso che essere contraria. Senza considerare che devono essere rispettati i protocolli di sicurezza per le autorità portuali”.

La città in provincia di Siracusa, infatti, è stata designata come “autorità di sistema portuale” dalla nuova riforma Madia: sarà Augusta il porto capofila della Sicilia orientale. Ed è per questo motivo che il fronte del no all’hotspot non si ferma solo dall’amministrazione 5 Stelle. “Abbiamo negato qualsivoglia nulla osta per l’hotspot, perché crea uno squilibrio nella gestione operativa degli approdi”, dice Alberto Cozzo, il commissario straordinario dell’autorità portuale. “Attendiamo decisioni – continua Cozzo- ma speriamo si possa trovare soluzione che non penalizzi questo approdo. L’hotspot potrebbe essere fatto nelle aree dismesse dell’Asi, a qualche chilometro da qui. Arriverebbero al porto e poi sarebbero trasferiti nell’hotspot per l’identificazione”.

E mentre la vicenda di Augusta approda alla Camera, dove il vicepresidente di Montecitorio Luigi Di Maio ha depositato un’interrogazione al ministro Angelino Alfano, anche Sinistra Italiana sottolinea i vari punti critici degli hotspot. “Stiamo parlando di strutture che non sono gestite secondo uno stringente schema di norme: ne deriva che rischiano di creare non solo condizioni di abuso per i migranti, ma anche momenti di tensione con le comunità che le ospitano”, dice Erasmo Palazzotto, deputato della commissione parlamentare d’Inchiesta sui centri di accoglienza. “Gli hotspot dovrebbero respingere immediatamente i cosiddetti migranti economici, ma ciò può avvenire solo quando esistono accordi bilaterali con i loro Paesi d’origine. In caso contrario, ed è quello che avviene, il migrante respinto rimane nel nostro Paese: è per questo che oggi gli hotspot hanno l’effetto di creare soltanto condizioni di clandestinità”.

Critica con i centri voluti dall’Ue è anche il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini: “L’hotspot – diceva pochi giorni fa – pregiudica il naturale ruolo di primo porto sicuro per i migranti soccorsi nel canale di Sicilia”. Nonostante il fronte del No sia abbastanza compatto, dal Viminale il progetto hotspot continua però a tappe forzate: dopo Lampedusa, Pozzallo e Trapani, il 9 dicembre si è concluso l’iter della gara d’appalto per il centro di Augusta, che dovrebbe a questo punto vedere la luce tra pochissime settimane.