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Isis, fuggì con figlio in Siria: 26enne britannica condannata a sei anni

"Era consapevole che il figlio rischiava di essere indottrinato dai jihadisti e un giorno addestrato per diventare un fighter" ha scritto il giudice nella motivazione con cui ha stabilito la pena

Era consapevole che il figlio rischiava di essere indottrinato dai jihadisti e un giorno addestrato per diventare un fighter, un combattente. Questa la motivazione con cui il giudice di Birmingham Melbourne Inman ha condannato a sei anni di carcere Tareena Shakil, una madre britannica di 26 anni. La giovane donna, ceto medio padre pachistano e madre australiana, aveva lasciato il Regno Unito per la Siria e aveva portato il suo bimbo piccolo. Si era quindi unita allo Stato islamico in Siria e aveva diffuso la propaganda jihadista su Twitter con un mitra in mano.

La condanna è arrivata dopo che la settimana scorsa Shakil era diventata la prima cittadina del Regno ad essere giudicata colpevole per essere andata in Medio Oriente e aderito al gruppo terroristico. Tareena, mamma del piccolo Zaheem, come raccontato dal Corriere della Sera, il 23 ottobre 2014, si era imbarcata verso la Siria dichiarando di volere “vivere sotto la legge della sharia e credevo che le atrocità raccontate sull’Isis fossero un’invenzione dei media occidentali”.

La giovane donna però si era pentita di quella scelta ed era ritornata indietro dopo tre mesi dalla partenza. L’anno scorso era stata quindi arrestata: “Non chiedo comprensione, la decisione di andare in Siria è stata soltanto mia” ha detto. Studentessa modello a liceo si era iscritta a un corso di management alla London School of business and finance. Poi, forse dopo una storia d’amore finita male con il padre del figlio, aveva cominciato a immergersi nei siti internet del radicalismo islamico. Quindi la fuga a Raqqa. La vita da donna dell’Isis, tra bombardamenti e sesso ogni notte però è durata pochissimo. Lo scorso anno quindi ha scritto ai suoi genitori per essere aiutata e il 6 febbraio a Heathrow era stata fermata. Ora dovrà frequentare corsi di “deradicalizzazione” in prigione.