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Africa, l’anteriorità della civilizzazione

Lo storico greco Diodoro Siculo, vissuto tra il 90 e il 27 a.C,. rapporta nella sua Bibliotheca historica che gli Etiopi dicevano di essere “i primi di tutti gli uomini”, perché “non giunsero nella loro terra come migranti ma ne erano i nativi”, e per tale ragione “portavano il nome di ‘autoctoni’, a loro attribuito da tutti gli uomini, che sapevano che coloro i quali vivono sotto il sole del mezzogiorno furono i primi ad essere generati dalla terra”.

Oggi, antropologi, paleontologi e biologi sono concordi nell’affermare che i primi proto-ominidi distaccatisi dai protoprimati (antenati comuni anche alla scimmia) siano apparsi in Africa circa cinque milioni di anni fa. Questi proto-ominidi furono chiamati Australopitechi ed i loro più antichi resti, quelli della nostra famosa bisnonna Lucy, sono stati portati alla luce in Etiopia.

Sette milioni di anni fa, l’assestamento della crosta terrestre portò alla formazione della Rift Valley. Il sollevamento del Rift impedì il passaggio dei venti dell’ovest, carichi di piogge, causando il progressivo inaridimento dell’Africa orientale ed il passaggio dalla foresta alla savana. Non trovando più cibo tra gli alberi, sui quali si erano sempre sentiti al sicuro, i nostri lontani antenati scesero a terra. Intere famiglie di individui erettisi per sorvegliare le insidie e spostarsi più velocemente presero a camminare tra le alte savane alla ricerca del cibo. Fu così che circa 2,4 milioni di anni fa il genere Homo fece la sua apparizione, di nuovo in Etiopia. Questi primi gruppi si spostarono attraverso il continente alla ricerca di favorevoli condizioni di vita. Furono le prime migrazioni dell’umanità. In molti luoghi d’Africa sono stati ritrovati i resti di esemplari di differenti gruppi riconducibili, in diverse epoche, al genere Homo; a Sterkfontein in Sudafrica è stato persino tracciato l’‘albero genealogico’ della nostra specie, grazie ai resti di oltre 500 individui depositatisi in ere successive: dagli australopitechi di tre milioni di anni fa all’Homo habilis, che per primo lavorò la pietra oltre 1,5 milioni di anni fa.

E in quello stesso periodo, l’Homo ergaster valicherà per la prima volta i confini dell’Africa, e attraverso il Sinai e lo Yemen si dirigerà verso il Medio Oriente. Da una parte andrà in Asia, dall’altra verso la Georgia e da lì in Europa; altri uomini giunsero attraverso la Spagna, come testimoniano i preziosi reperti di Atapuerca. Durante il paleolitico medio (che, protrattosi per quasi 300.000 anni, finisce 35.000 anni fa) si diffuse in Europa l’Homo neanderthalensis, robusto cacciatore e mangiatore di carne, capace di resistere al freddo glaciale. Ma è ancora in Etiopia che vedono la luce i primi esseri umani moderni, noi, l’Homo sapiens sapiens, che vi facciamo apparizione 200.000 anni fa. E 130.000 anni dopo intraprenderemo la seconda fuoriuscita dall’Africa della nostra storia, andando a colonizzare Eurasia ed Oceania. In Europa, coesisteremo per alcune migliaia di anni con i neandertaliani, che scompaiono, per ragioni che tuttora ignoriamo ma che possiamo sospettare, circa 36.000 anni fa.

Ora, Diodoro Siculo dice anche che gli Etiopi “affermano di essere stati i primi ad apprendere ad onorare gli dei e a celebrare sacrifici, processioni e feste e gli altri riti attraverso i quali gli uomini onorano la divinità; e che per via della loro pietà (…) si considera generalmente che i sacrifici praticati dagli Etiopi siano quelli più graditi al cielo”.

Conferma il canto, di otto secoli precedente, di Omero nell’Iliade: “Zeus infatti verso l’Oceano, tra gl’irreprensibili Etiopi è andato ieri, per un banchetto, e tutti gli dei lo seguivano”. Come ricorda ancora Diodoro, “per via della loro pietà verso la divinità”, gli Etiopi “chiaramente godono del favore degli dei e non hanno mai dovuto sperimentare il dominio di invasori esterni”; gli eserciti di Cambise e quelli di Semiramide mossero loro guerra, ma “nessuno di essi riuscì nei propri intenti”.

È da ritenersi che né Francesco Crispi, né Benito Mussolini avessero letto granché di Diodoro Siculo o in generale della storia dell’Etiopia, quando andarono a fondarvi un effimero impero.