Cronaca

Saluto romano a volto coperto, cinque anni di Daspo al consigliere comunale

Daspo al consigliere comunale di Busto Arsizio Checco Lattuada che il 10 gennaio ha postato sui social network un'immagine che lo ritrae a volto coperto e col braccio teso. Succedeva pochi giorni prima del voto - in consiglio comunale - di un provvedimento antiburqa per ribadire il divieto di girare a volto coperto nei luoghi pubblici

Braccio teso e volto coperto. Una foto scattata il 10 gennaio allo stadio “Speroni” di Busto Arsizio da un gruppo di tifosi della Pro Patria costa carissima a tre di loro, destinatari di un Daspo che li terrà lontani dagli stadi per parecchio tempo. Due per cinque anni e uno per tre anni, con obbligo di firma durante le partite del team bustocco.

Uno dei destinatari dei provvedimenti della questura di Varese è Francesco (Checco) Lattuada, consigliere comunale di Busto Arsizio, che alla fine del 2014 aveva incassato (assieme ad altre 21 persone) la prescrizione uscendo indenne dal procedimento che lo vedeva imputato per aver partecipato ad una cena in onore di Hitler, durante la quale vennero cantati cori e brani antisemiti.

Il cuore di Lattuada, evidentemente, non ha mai smesso si battere a destra. Così, anche dopo lo scampato pericolo, ha continuato a manifestare la propria passione, ad esempio postando fotografie che lo ritraggono in pose inequivocabili. La faccenda dell’ultima foto, quella sanzionata con il Daspo, era stata stigmatizzata dall’Osservatorio sulle nuove destre, anche in virtù di una curiosa coincidenza. Il consigliere Lattuada il 10 gennaio si faceva fotografare allo stadio a volto coperto e pochi giorni più tardi, in consiglio comunale (dove siede sui banchi della maggioranza), avrebbe votato un provvedimento teso ad integrare il regolamento di polizia locale per ribadire il divieto a circolare con il volto coperto, la cosiddetta norma anti-burqa, sponsorizzata da Lega Nord e Fratelli d’Italia.

In queste ore la notizia del Daspo. La reazione di Lattuada arriva tramite Facebook: “Lo ammetto – scrive sarcastico – ho commesso uno psicoreato” e poi dettaglia l’affermazione: “Lo psicoreato (thoughtcrime in lingua inglese, crimethink in neolingua) è la denominazione che George Orwell, nel suo romanzo 1984 (1948), dà al più pervasivo strumento repressivo delle istituzioni totalitarie descritte nel romanzo. Con il termine psicoreato si intende il reato commesso da qualunque cittadino di Busto Arsizio (se nativo, e’ un bustocco ed è un’aggravante) quando elabora, anche solo a livello interno alla propria mente, anche involontariamente e inconsciamente, pensieri e/o parole contrastanti le teorie del Socing o la figura del Grande Fratello”.

Twitter @alemadron