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Attentato Burkina Faso, Aqmi pubblica la foto dei terroristi: sono tre giovanissimi

Probabilmente minorenni, sono i miliziani di Al Qaeda nel Maghreb Islamico che hanno ucciso il piccolo Michel, bimbo italiano di 9 anni ucciso con la mamma, la zia, la nonna e altre 25 persone nel feroce attacco contro il caffè Cappuccino. Non è il primo caso di ragazzini indottrinati alla jihad: Isis e Boko Haram li utilizzano come guerriglieri e attentatori suicidi

Dopo le donne kamikaze, i ragazzini. Tre di loro, probabilmente minorenni, sono quelli che hanno strappato la vita al piccolo Michel, 9 anni, il bimbo italiano ucciso con la mamma, la zia, la nonna e altre 25 persone nel feroce attacco contro il caffè Cappuccino e l’hotel Splendid nella capitale del Burkina Faso.

L’identità dei tre è stata resa nota da Al Qaeda nel Maghreb Islamico, ramo nordafricano dell’organizzazione terroristica. Si tratta di Ahmed al-Buqali al-Ansari, al-Battar al-Ansari, e Ahmed al-Fulani al-Ansari. Le loro facce tradiscono l’età: sono tutti giovanissimi, almeno uno forse minorenne. Impugnano gli Ak47 in mimetica, con lo sguardo di sfida e la bandiera nera sullo sfondo.

Gli investigatori danno la caccia ai loro complici: nelle ultime ore sono emersi dettagli del piano che li ha portati a compiere l’attentato. Il ministero dell’Interno di Ouagadougou ha rivelato che i tre attentatori sono andati a pregare in una moschea non lontano dall’hotel Splendid prima di cominciare la mattanza. E proprio nell’albergo avrebbero addirittura affittato una stanza, che ha consentito ai tre e ai loro presunti complici di effettuare delle ricognizioni sugli obiettivi prima di passare all’azione.

Non è il primo caso di giovanissimi indottrinati alla jihad o folgorati dalla propaganda sul web: lo scorso 11 gennaio un ragazzino di 15 anni di origini curde ha attaccato con un machete, ferendolo, un insegnate ebreo che portava la kippah in una strada di Marsiglia. Catturato, ha detto di aver agito “in nome dell’Isis”.

I “Leoncini del Califfato” sono il fiore all’occhiello della delirante propaganda di Abu Bakr Al Baghdadi. E non è escluso che anche Al Qaeda, costretta a rincorrere l’Isis sul fronte della propaganda jihadista e nella ricerca di nuove reclute, abbia aperto le proprie porte ai giovanissimi.

Lo scorso anno, a marzo, Isis ha pubblicato il video shock di un bambino, probabilmente di origini francesi, mentre uccideva con un colpo di pistola una presunta “spia del Mossad”. A luglio, un team di morte di ragazzini di 13-14 anni è stato immortalato mentre freddava 25 uomini su un palco di fronte all’Anfiteatro di Palmira.

Altri sono addestrati nelle basi: a Sirte, in Libia, i jihadisti hanno annunciato la cerimonia di iniziazione di 85 giovanissimi addestrati per diventare kamikaze. In Iraq, quattrocento minori yazidi rapiti dall’Isis sarebbero stati arruolati e addestrati come attentatori suicidi. Baghdadi avrebbe dispiegato un battaglione di minorenni per l’estrema difesa della sua capitale in Siria, Raqqa.

Ma sono i Boko Haram a primeggiare in ferocia: i neo-fedelissimi dell’Isis in Africa occidentale hanno seminato morte e sangue in tutta la regione nel 2015 ricorrendo ai bambini e alle bambine kamikaze. Tutti giovanissimi, probabilmente ignari o costretti contro la propria volontà. A dicembre, tre ragazzini tra i 10 e i 15 anni hanno fatto strage a un checkpoint nello stato nigeriano di Borno. A ottobre va in scena il crimine più efferato: 5 ragazzine tra i 9 e i 14 anni si sono fatte esplodere nei pressi di una moschea a Maiduguri, con 9 vittime.