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Turchia, arrestati 12 docenti universitari per “terrorismo”: avevano firmato un appello di pace per i curdi

Gli accademici erano nella lista dei più di 1000 professori che hanno chiesto di interrompere il massacro causato dalle operazioni militari in corso contro i ribelli del Pkk. Erdogan: "Atto di terrorismo scritto con il linguaggio dei terroristi"

Con l’accusa di “propaganda terroristica” la polizia turca ha arrestato 12 docenti universitari, firmatari di un appello per chiedere una soluzione pacifica alla questione curda. Gli accademici erano nella lista dei più di 1000 professori che hanno firmato per denunciare le operazioni militari in corso contro i ribelli del Pkk nel sudest della Turchia. Secondo l’agenzia di stampa Anadolu, la polizia ha effettuato gli arresti gli accademici nelle prime ore di venerdì mattina, dopo aver condotto raid nelle rispettive abitazioni. I 12 insegnavano tutti all’Università Kocaeli nella Turchia nordoccidentale. Il mandato d’arresto riguarda anche altri 9 accademici che però non sono ancora stati fermati dalla polizia.

Gli arresti arrivano a 24 ore dall’apertura di un’indagine da parte della procura di Kocaeli sui docenti delle università del paese, per “insulti allo Stato” e “propaganda terroristica” per conto del Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Il documento che ha portato alla reazione del governo è stato lanciato dal gruppo “Accademici per la pace” con il titolo “Noi non saremo parte di questo crimine” e chiede ad Ankara di fermare i “massacri” contro il Pkk nel sud-est a maggioranza curda, in cui dalla scorsa estate sono morte centinaia di persone, tra cui molti civili. La petizione è stata firmata finora da 6.492 persone è resterà aperta fino a questa sera. Tra i firmatari molti docenti e ricercatori anche stranieri, tra cui il linguista statunitense Noam Chomsky.

Ieri l’agenzia Anadolu aveva diffuso la notizia che tutti i firmatari erano finiti sotto inchiesta  e che un docente della Duzce University era stato sparato per aver firmatola petizione. Il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva attaccato duramente la petizione, denunciandola come un “atto di tradimento” verso la Turchia scritto con lo stesso linguaggio usato dai terroristi.