Società

Cervello, i pessimisti ce l’hanno piccolo

sorriso

Era questo il titolo della notizia arrivata in diretta durante il mio programma Kris&Love che conduco ogni sabato e domenica su Radio105. Leggendolo io e l’altra Kris ci siamo divertite per l’evidente doppiosenso. Ma abbiamo anche imparato una cosa che non sapevamo: quello che succede al cervello che tendenzialmente vede il bicchiere mezzo vuoto.

Uno studio della Michigan State University, infatti, dice che c’è una differenza fisica e biologica tra il cervello degli ottimisti e quello dei pessimisti. I pessimisti tendono ad avere connessioni più deboli tra la loro corteccia prefrontale e la loro amigdala (cioè quella parte del cervello che gestisce le emozioni forti, ad esempio la paura). L’attività cognitiva non “comunica” con la parte del cervello associata alla fuga o alla lotta.
I pessimisti, quindi, sono gli artefici dell’indebolimento di integrazione tra acquisizione dell’informazione negativa e connessione con la reazione di attacco o fuga. Sostanzialmente si tratta di chi, di fronte a tante opzioni, sceglie l’opzione “non è possibile”.

In un precedente post avevo riportato i risultati di approfonditi studi che confermano come, ripetuti attacchi di negatività e lamentela sterile, causano la riduzione dell’efficacia dell’ippocampo, con il conseguente “declino delle funzioni cognitive, tra cui la capacità di conservare informazioni e di adattarsi alle nuove situazioni”.

Una nuova ricerca pubblicata dalla American Psychological Association mostra che un atteggiamento cinico può danneggiare seriamente la vita. I cinici fanno meno soldi rispetto agli ottimisti, dati alla mano: un pessimista guadagna in media 300 dollari in meno all’anno.
“I cinici prendono più giorni di malattia, si fidano meno delle proprie capacità e sono spesso più disposti ad accontentarsi di un salario modesto”, dice Alisa Bash, psicologa a Beverly Hills. “Ma il vero danno è nei loro rapporti con gli altri. Perché sono meno fiduciosi, non sanno relazionarsi ed emanando continuamente energie negative generano il fuggi-fuggi di chi gli sta intorno”.

Ma non è solo lo stipendio ola cerchia sociale a soffrire per il cinico cronico. Lamentarsi può anche mettere a serio rischio la sua salute. Un altro studio condotto presso l’Università del Minnesota associa il cinismo a un maggior rischio di ictus e malattie cardiache; mentre uno studio svedese ha appurato che i cinici hanno una maggiore probabilità di sviluppare precocemente la demenza. In buona sostanza i ricercatori sono d’accordo nel dire che le emozioni negative possono aumentare i livelli di ormone dello stress, favorire l’isolamento e indurre gli individui alla rinuncia di qualunque forma risolutiva ai problemi della quotidianità. Che per ovvia conseguenza generano stress incontrollabili. Tutte patologie in fortissima crescita e sviluppo.

Lo stress, infatti, riduce le dimensioni del cervello, sia attraverso gli effetti dannosi di cortisolo sui neuroni, sia interrompendo l’espressione dei geni che facilitano le connessioni neuronali. Che fare quindi? La questione è: c’è qualcosa che possiamo fare per evitare i danni provocati dal concatenamento di questi fattori? Dal momento che non possiamo controllare sempre quanto siamo esposti a stress finanziari, relazionali o salutistici, possiamo intervenire preventivamente, sottoforma di allenamento: affrontare con più ottimismo i problemi quotidiani, scegliere di reagire attivamente e non negativamente, riducendo così i fattori di stress.

Per far sì che il nostro cervello non diventi piccolo piccolo.