Giustizia & Impunità

Strage di Viareggio, parla il superperito di Ustica. Ma i “non so” non convincono pm

Al processo sulla sciagura del 2009 ha deposto Roberti, consulente della difesa, sulla presunta causa della perforazione del vagone cisterna che conteneva il gpl che ha provocato la tragedia. Gli avvocati di parte civile: "Non è il primo consulente che non ricorda o non ha eseguito analisi, finora approssimazione"

C’era anche il superperito di Ustica al processo per la strage di Viareggio nella quale, nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2009, morirono 32 personeRoberto Roberti è il consulente degli avvocati difensori di Ferrovie dello Stato, chiamato a deporre su una questione centrale della sciagura di 6 anni fa: cos’è stato a squarciare la cisterna carica di gpl, provocando poi il fiume di fuoco e gas che divorò un quartiere intero? Secondo la Procura fu un picchetto lungo il binario per la segnatura delle curve, secondo Ferrovie e i suoi periti fu la “zampa di lepre“, che è un elemento strutturale che fa parte dello scambio. In un caso la posizione del gruppo di società di Ferrovie si farebbe più complicata, nell’altro meno.

Roberti è una delle voci italiane più autorevoli nel suo campo. Per anni docente di metallurgia e meccanica dei materiali all’università di Trento e di Brescia, ha ribadito la sua certezza: a Viareggio è stato il binario a tagliare la cisterna carica di gpl. In particolare, la “zampa di lepre”, appunto: le striature su questa parte corrisponderebbero a quelle lasciate sulla cisterna, ha detto. Ma lo scambio con il pubblico ministero Salvatore Giannino che lo ha controinterrogato è stato “faticoso”, con il magistrato che ha dovuto chiedere più volte chiarimenti e precisazioni. “Lei ha verificato in concreto o è solo un’ipotesi?” ha chiesto a un certo punto il pm. “Non ci sono dati di misura per poter…” risponde Roberti. “Quindi non ha verificato se quelle strie orizzontali hanno delle punte che possono lasciare delle strie come un coltello?”. Roberti conferma che la zampa di lepre è “penetrata nella cisterna”. “Ma – spiega – non so dire di quanto”. “Come mai non sa dirlo?”. “Non ho gli elementi dal punto di vista geometrico che mi consentono di farlo. Non era compito mio”. “Come fa allora a essere sicuro che quella stria sulla zampa di lepre sia il segno lasciato dal lembo della cisterna nel contatto?”. “Se non l’avesse penetrata non avremmo avuto questo disastro ovviamente”. Al pm non basta. “Mi risponde per favore?”. “Mi ripeta la domanda“. Ma Roberti non può essere preciso perché, dice, “bisognerebbe fare un esperimento che usa le stesse condizioni”. In ogni caso, secondo lui, la zampa di lepre è stata urtata da qualcosa che ha lasciato dei segni. Non necessariamente, però, è stata la cisterna incriminata. “Tutti gli oggetti che ha escluso possano aver urtato la zampa di lepre, li ha visionati di persona?” chiede Giannino. “Ho visionato durante l’incidente probatorio quello che era a Viareggio”. A Viareggio, però, mancavano gli 8 carri intatti, trasferiti per sicurezza a Calambrone, vicino a Livorno. “Quindi le sue deduzioni le ha effettuate visionando le fotografie?” chiede il pm. “Sì” conferma Roberti. Che pure più tardi dirà: “Le fotografie lasciano tutto il tempo che trovano perché non hanno profondità di campo, ci sono problemi di illuminazione”.

“Non è il primo consulente della difesa che non ricorda o non ha eseguito certe analisi, rimandando al lavoro di altri consulenti cofirmatari della relazione” commenta a ilfattoquotidiano.it Filippo Antonini, legale di alcuni dei familiari delle vittime. La relazione porta 12 firme ed è facile che, chiamati a esporre uno alla volta in aula, gli esperti dicano: “Questo non era compito mio”. “Finora c’è stata approssimazione, non si capisce chi ha fatto cosa, di cosa si sono occupati. E’ una cosa strana, anomala, che sconcerta” aggiunge Gabriele Dalle Luche, il difensore dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in Trenitalia.

Dopo Roberti, tocca a un altro perito, Stefano Bruni, professore di Meccanica applicata alle macchine al Politecnico di Milano, con all’attivo 150 pubblicazioni sui veicoli ferroviari. Parla spedito di formule matematiche a sostegno della tesi sulla zampa di lepre. Mostra grafici e slide tecniche al collegio dei giudici. Davanti a loro, adagiato su un tavolo, c’è un modellino in scala 1 a 10 in resina del treno merci. Fa la sua comparsa in aula per la prima volta, l’accusa non lo ha mai visto prima e il giudice Gerardo Boragine si riserva di acquisirlo o meno agli atti. E’ stato commissionato a una società esterna dal Politecnico di Milano, da cui proviene la maggior parte degli esperti voluti dalla difesa degli imputati. Vuole mostrare come la cisterna sia stata tagliata dalla zampa di lepre, evidenziata in rosso. Una ipotesi, questa, che, se confermata, alleggerirebbe, come spiegato molte volte da ilfattoquotidiano.it, la posizione di Rete Ferroviaria Italiana. Il dibattimento è stato aggiornato al 16 dicembre, ma il presidente del collegio Boragine ha stabilito che ci saranno sicuramente date supplementari per velocizzare le udienze, a rischio prescrizione: il vero pericolo per l’esito di questo processo.