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Tyson Fury dalle stelle alle stalle: addio titolo Ibf e denuncia per commenti omofobi e sessisti sulla Bbc

In un'intervista rilasciata al Mail on Sunday il campione mondiale dei pesi massimi di pugilato ha dichiarato che omosessualità e pedofilia sono la stessa cosa. Si è anche visto sottrarre una delle tre cinture vinte perché si è rifiutato di affrontare Glazkov, avversario designato dalla Federazione

Sono passate due settimane dalla grandissima vittoria di Tyson Fury su Wladimir Klitschko, che monopolizzava il titolo da oltre un decennio, che il nuovo campione dei pesi massimi di pugilato è già a rischio ko: una sconfitta mai conosciuta sul ring nei 25 incontri finora disputati dal cattivissimo gigante britannico. Dapprima la Ibf ha deciso di privarlo di una delle tre cinture vinte (le altre Wbo e Wba, mentre mancava già quella della Wbc) perché Fury ha preferito firmare una rivincita contro Klitschko piuttosto che affrontare Vyacheslav Glazkov, l’avversario designato dalla federazione. Lo conferma Lindsey Tucker, presidente della Ibf, sottolineando come al momento di organizzare la sfida mondiale di Dusseldorf il neo campione avesse firmato un contratto in cui si impegnava ad accettare lo sfidante scelto dalla stessa Ibf. Ma la tempesta non si esaurisce qui, Tyson Fury è infatti sotto accusa da più parti per le dichiarazioni sessiste e omofobe rilasciate dopo la gara.

Fondamentalista cattolico, Fury ha dichiarato in un programma della Bbc che “il ruolo della donna è in cucina, a preparare una tazza di tè”. E più recentemente, riferendosi alla campionessa olimpica britannica Jessica Ennis-Hill, ha detto che la preferisce “quando indossa un vestito”, ribadendo quindi il ruolo secondario e procreatrice della donna. Ma il peggio Tyson Fury lo ha raggiunto in un’intervista rilasciata al Mail on Sunday, quando ha dichiarato che omosessualità e pedofilia sono la stessa cosa. Poi, sempre basandosi su quanto appreso dalla Bibbia, ha detto che “mancano solo tre cose prima che il diavolo si manifesti definitivamente sulla terra: una di queste è la legalizzazione dell’omosessualità, la seconda quella dell’aborto e la terza la pedofilia”. Per poi concludere: “Chi avrebbe mai detto negli anni Cinquanta o Sessanta che le prime due sarebbero diventate legali in molti paesi?”.

Alla luce di queste dichiarazioni, la Greater Manchester Police, dove Tyson Fury risiede, ha aperto contro di lui un fascicolo per istigazione all’odio. “Prendiamo ogni segnalazione sull’istigazione all’odio in maniera molto seria, e non ci fermeremo certo qui”, ha spiegato il portavoce della polizia di Manchester. Intanto è partita una petizione per chiedere alla Bbc di escluderlo dalla lista dei contendenti per il premio Spofty (la lista di 12 campioni in lizza per il premio di Sportivo dell’Anno in Gran Bretagna). Una iniziativa lanciata dall’attivista per i diritti Lgtb Scott Cuthbertson, che ha detto: “Fury ha ripetuto più volte frasi pesantemente sessiste e violenti insulti omofobi. Può pensare quello che crede, ma il problema è che i media non possono farcelo passare come un modello positivo per le giovani generazioni”. Prima di attaccare la stessa Bbc per avergli dato spazio, e accusarla di doppio standard: sostenendo che in caso di affermazioni razziste il programma sarebbe stato interrotto, mentre il sessismo può passare liscio. La petizione ha già raggiunto quasi centomila firme.

Twitter: @ellepuntopi