Cronaca

Università di Brescia, rettore indagato non lascia. Ma è in carica senza nomina

Sergio Pecorelli, accusato di abuso d'ufficio per un incarico conferito alla segretaria dell'ex ministro Gelmini, fa sapere di non voler lasciare la poltrona. Eppure è in pensione da più di un anno e non risulta alcun nuovo decreto di conferma. A suo favore, solo un parere del ministero. Nei giorni scorsi, la sospensione dall'Agenzia del farmaco per "conflitti d'interesse"

Coinvolto nell’inchiesta sul concorso cucito ad hoc per l’ex segretaria di Mariastella Gelmini, in cui è indagato per abuso d’ufficio, il Rettore dell’Università di Brescia, Sergio Pecorelli, ha fatto sapere che non si dimetterà. “Il Rettore è assolutamente certo della regolarità delle procedure adottate e affronta con serenità gli accertamenti che saranno svolti, ritenendo altresì che la vicenda non infici la prosecuzione della sua attuale attività”, fa sapere il suo legale a ilfattoquotidiano.it.

Ma da più di un anno – secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it – il professor Pecorelli siede sullo scranno più alto dell’ateneo bresciano senza un decreto di nomina. Della questione è stato investito nel febbraio scorso l’Ispettorato per la funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio (che nei mesi scorsi aveva chiesto chiarimenti sul punto all’Ateneo bresciano) e numerosi esposti sono finiti sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Brescia, Tommaso Buonanno.

Sergio Pecorelli, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia, è in pensione dal 31 ottobre 2014, data in cui è scaduto anche il suo mandato di rettore, conferito con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel 2010. Secondo la legge Gelmini (240/2010), infatti, il rettore può essere eletto solo “tra i professori ordinari in servizio” e l’articolo 2 della legge prevede addirittura che i docenti candidati alla massima carica accademica, per essere eleggibili, debbano assicurare “un numero di anni di servizio almento pari alla durata del mandato prima della data di collocamento a riposo”.

Ma il professor Pecorelli, ordinario andato ormai in pensione, rimane al vertice dell’ateneo in base a una lettera di poche righe inviata il 9 ottobre 2014 dal direttore generale dell’Università di Brescia, Enrico Periti: “Si comunica alle Signorie Loro (…) che il mandato del Rettore, prof. Sergio Pecorelli, terminerà alla data del 31-10-2016”. Incarico dunque prolungato con semplice lettera interna, nonostante le recenti modifiche introdotte dalla riforma Madia sul collocamento a riposo dei dipendenti pubblici che abbiano raggiunto l’età di 70 anni. Alla comunicazione del dg dell’Università, però, non segue alcun decreto di proroga del mandato che, a rigor di legge (addirittura dal Regio Decreto 1592 del ’33), dovrebbe essere firmato dal ministro.

Sulla questione, in seguito a richieste ufficiali di chiarimenti, ha espresso alcuni pareri anche il Miur, firmati dal capo dipartimento per la Formazione superiore e per la ricerca, Marco Mancini (già Rettore dell’Università della Tuscia, nominato capo dipartimento su proposta del ministro Gelmini): “Non vi è dunque alcun ragionevole dubbio in materia – scrive il professor Mancini il 6 febbraio 2015 – e, di conseguenza, non è dato riscontrare, a giudizio dello scrivente Dipartimento, violazioni di legge”.

Sergio Pecorelli, che pochi giorni fa è stato anche sospeso da presidente del Cda dell’Aifa per “conflitti di interesse”, rimane dunque Rettore di Brescia sulla base di una lettera amministrativa interna e di un semplice “parere” espresso del ministero.