Politica

Sondaggi, il ritorno del bipolarismo: Pd contro M5s. Democratici tornano al 36%, Cinque Stelle ora sfiorano il 31

La rilevazione di Demetra per il Sole 24 Ore. D'Alimonte: "Gli altri sembrano essere dei comprimari". Al ballottaggio la spunterebbe di poco il Movimento. Ma quando il quesito diventa "qual è il partito più credibile" la risposta più frequente è "nessuno". Il problema più importante? Il lavoro per il 49% degli intervistati (contro il 13 che risponde "la sicurezza")

Ben tornati al bipolarismo. L’Italicum e il suo ballottaggio non c’entrano. E soprattutto sembra non entrarci più il centrodestra. Il confronto finale tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle è ormai una realtà di gran parte dell’elettorato. “Il bipolarismo italiano – scrive il politologo Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore – è sempre più imperniato tra un partito che fa politica stando al governo e uno che fa anti-politica stando all’opposizione. Oggi il voto tende a concentrarsi sempre di più su questi due attori. Gli altri sembrano essere dei comprimari”. Le sorprese del sondaggio di Demetra per il Centro italiano studi elettorali della Luiss e pubblicato dal Sole non stanno tanto nello scenario di ballottaggio che conferma la tendenza di tutti i sondaggi dell’ultimo mese e di tutti gli istituti di rilevazione (cioè una vittoria di misura dei Cinque Stelle) quando ai risultati che raccoglierebbero Pd e M5s.

I democratici risalgono infatti oltre il 35 per cento, segnatamente al 35,6: “solo” 5 punti in meno del 40,8, spesso definito eccezionale (nel senso di eccezione). Sono peraltro 10 punti in più di quanto raccolto dal Pd di Pierluigi Bersani nel febbraio 2013 (25,6). Per giunta il 40 per cento, sufficiente per conquistare il premio di maggioranza senza il turno di ballottaggio, non è così lontano.

Movimento 5 Stelle sopra al 30%
Il centro dei dati del sondaggio sta tuttavia nel risultato dei Cinque Stelle che per la prima volta superano quota 30: per Demetra oggi potrebbe arrivare fino al 30,8. Con questo schema per gli altri partiti non ci sarebbe alcuna speranza neanche di ballottaggio: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia – tutti insieme – raggiungerebbero non più del 28,7, con la nota a margine da ricordare per cui la somma aritmetica dei risultati singoli (rispettivamente 13, 12,7 e 3 per cento) non sempre corrisponde alla performance di una coalizione. (L’altra premessa da tenere a mente è che il margine d’errore in un sondaggio come questo è più o meno del 2,5 per cento).

Altri sondaggi in queste settimane hanno dato il M5s in una forbice tra il 26 e il 28, ma, sottolinea D’Alimonte, i “sondaggi sono strumenti molto imprecisi, ma non sono inutili. Servono non a indovinare esiti, ma a rilevare tendenze“. E qui la questione, aggiunge il politologo, è che il Movimento è stabilmente “il secondo partito italiano. E senza Matteo Renzi a guidare il Pd e il governo molto probabilmente sarebbe ancora il primo. Come nel 2013″. Insomma, altro che voto di protesta, estemporaneo, destinato ad “asciugarsi”.

Il partito più credibile? Nessuno
Secondo D’Alimonte, che in origine fu uno degli “ideatori” delle prime versioni dell’Italicum, “in questo momento la rabbia degli italiani, la loro voglia di cambiamento – la stessa che ha portato il Renzi rottamatore al successo – è ancora così forte” da spingere il M5s. Una rabbia che è fotografata dalle risposte ad un altro quesito: “Qual è il partito che secondo lei è più credibile nel realizzare i seguenti obiettivi?”. Per quasi tutte le opzioni date (corruzione, costi della politica, Europa, criminalità, immigrazione, economia) la risposta è nessuno. “Gli scettici e i delusi – spiega D’Alimonte – dominano la scena. La sfiducia continua ad essere la caratteristica distintiva di questa fase della politica italiana. Un sentimento diffuso che tocca tutti i ceti e tutte le zone del Paese. In questo quadro spicca il fatto che il M5s sia considerato credibile quanto il Pd. E su alcuni temi più del Pd“. Al netto dello scetticismo, infatti, su questioni come costi della politica e lotta alla corruzione il M5s è ritenuto più credibile. Si rovesciano i rapporti quando si parla di economia e relazioni con l’Unione Europea, dove il Pd è visto più affidabile. Sostanziale parità, invece, su lotta alla criminalità e questione immigrazione (per queste ultime voci, ovviamente, batte tutti la Lega Nord).

I risultati di lista
Secondo il sondaggio Demetra, dunque, il primo partito è il Pd con il 35,6. A seguire il Movimento Cinque Stelle con il 30,8. Poi Forza Italia e Lega Nord con il 13 e il 12,7 per cento e Fratelli d’Italia che acciuffa il 3 per cento necessario ad entrare in Parlamento. Malissimo, secondo la rilevazione elaborata per il Sole 24 Ore, le forze politiche a sinistra del Partito democratico: Sinistra Italiana non va oltre lo 0,6 per cento e se si somma al 2,3 di Sel, tutta quell’area non supera il 2,9. Sempre secondo questo sondaggio è un disastro anche per Area Popolare: Ncd e Udc insieme si assestano all’1,1, cifra ben lontana dalla soglia di sbarramento fissata nell’Italicum.

Ballottaggi: il centrodestra perde con tutti, M5s vince con il Pd
Nelle simulazioni di ballottaggio c’è la conferma che Renzi deve sperare che il rivale del secondo turno sia il centrodestra: il Pd vincerebbe infatti contro un listone di Berlusconi, Salvini e Merloni con il 57,5 contro il 42,5. Stravincerebbe, oggi, anche il Movimento Cinque Stelle contro il centrodestra, evidentemente accaparrandosi una fetta di voti dell’elettorato di centrosinistra. L’unico confronto che finirebbe con un testa a testa sarebbe quello tra democratici e Cinque Stelle: vincerebbero questi ultimi 51,5 a 48,5.

Il primo problema? Il lavoro
Dalle altre risposte nel sondaggio emerge che innanzitutto il problema più importante per il 49 per cento di chi risponde resta di gran lunga il lavoro (disoccupazione, precariato), al secondo posto – staccatissima – c’è la sicurezza addirittura al 14. Secondo gli intervistati la situazione economica dell’ultimo anno è rimasta uguale (39%) o peggiorata (26) e nei prossimi mesi non si aspetta cambiamenti (rimarrà uguale per il 45%). La maggioranza è d’accordo con l’abolizione dell’Imu così come la vuole il governo Renzi (54,7). Buone notizie per Renzi, infine, come sottolinea anche D’Alimonte, per quanto riguarda il referendum sulle riforme istituzionali si terrà in autunno gli intervistati si dicono favorevoli nel 68% dei casi.