Cronaca

Ylenia Carrisi e l’ipotesi serial killer: incongruenze e indizi dell’ultima indagine sulla morte della figlia di Al Bano

In attesa dei risultati della comparazione del dna dei familiari con quello isolato dalle ossa di un corpo senza vita ritrovato in Florida nel 1994, si fanno largo due ipotesi, opposte e contrarie. Tra testimonianze discordanti e novità investigative, ecco gli sviluppi dell'inchiesta

Ylenia Carrisi è stata davvero uccisa da un serial killer? In attesa dei risultati della comparazione del dna dei familiari con quello isolato dalle ossa di un corpo senza vita ritrovato in Florida nel 1994, si fanno largo due diverse ipotesi. Da un lato c’è la deposizione in tribunale dell’agente speciale Dennis Haley esperto nei ‘cold cases’, che conferma i suoi sospetti sull’ipotesi che la giovane pugliese sia una delle vittime del camionista Keith Hunter Jesperson. Dall’altro alcune circostanze restano inspiegabili. Prima fra tutte: se la soubrette italiana gli chiese un passaggio per proseguire nel suo viaggio attraverso gli Stati Uniti, perché lasciare nella camera d’albergo di New Orleans i suoi travellers chèque, che le sarebbero stati molto utili?

COSA LEGA YLENIA AL CORPO RITROVATO IN  FLORIDA – Jesperson, conosciuto come il ‘Killer Happy Face’, ha confessato nel 1996 di aver ucciso una ragazza conosciuta in una stazione di servizio di Tampa, in Florida. Il corpo decomposto era stato trovato tra gli alberi ai bordi della Interstate 10, alla periferia di Holt. Era il gennaio del 1994. Da allora gli investigatori di Palm Beach non hanno mai smesso di cercare la sua identità. Nelle ultime ore l’agente speciale Dennis Haley ha reso una deposizione al tribunale di Bartow, una cittadina tra Tampa e Orlando, raccontando come sia arrivato alla pista di Ylenia. Quando Jesperson confessò il reato disse che la ragazza che aveva strangolato si faceva chiamare Suzy o Suzanne.

IL SERIAL KILLER HA RICONOSCIUTO LA FOTO – “Ho chiesto aiuto a Paul Moody, un disegnatore forense che lavora per l’ufficio dello sceriffo di Palm Beach – ha testimoniato l’investigatore – e che con le ossa del volto ritrovate ha messo insieme un’immagine che dovrebbe corrispondere a quella della ragazza senza volto”. Questa ricostruzione va ad aggiungersi all’identikit realizzato con l’aiuto della descrizione fornita dal serial killer. L’agente ha indagato per anni sui casi di giovani donne scomparse in Florida e negli Stati vicini, fino a quando in un blog ha letto che anche Ylenia – così raccontava un’amica nel 2012 – si faceva chiamare Suzanne. Confrontando l’identikit e la nuova immagine con le foto di Ylenia, il detective ha notato la somiglianza. Non solo: dopo la recente diffusione della ricostruzione del volto con le ossa sono arrivate diverse e-mail e decine di telefonate nelle quali si ipotizza che si tratti della ragazza scomparsa a New Orleans nel 1994. L’agente ha mostrato diverse foto a Jesperson e lui ha scelto subito quello della figlia di Al Bano e Romina Power.

I DUBBI SULLA PISTA AMERICANA – Nonostante il serial killer catturato nel 1995, con le sue confessioni, abbia più volte condotto ai luoghi dove aveva seppellito le sue vittime (ha ucciso almeno otto donne tra il 1990 e il 1995 in sei Stati diversi), è lo stesso agente Haley a invitare alla prudenza, fino a quando – fra tre o quattro settimane al massimo – non saranno disponibili i risultati della comparazione tra il dna dei familiari di Ylenia e quello della vittima trovata in Florida. Ma ci sono anche altri dubbi in merito a questa vicenda. Se ne è parlato nel corso dell’ultima puntata della trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto? condotta da Federica Sciarelli, andata in onda ieri sera.

L’ALTRA RAGAZZA SCOMPARSA –  La prima perplessità riguarda gli assegni turistici lasciati da Ylenia in albergo. È più plausibile che una ragazza intenzionata a viaggiare attraverso gli Stati Uniti li porti con sé. Questo non è avvenuto, tanto che il trombettista Alexander Masakela, tra i primi sospettati per la sua scomparsa (arrestato e poi scarcerato), cercò di pagare la sua permanenza in albergo proprio con gli stessi travellers chèque. Non solo. Negli stessi giorni in cui è scomparsa Ylenia, si erano perse le tracce anche di un’altra ragazza bionda proveniente dal West Virginia che si chiamava proprio Suzanne. Aveva appena 15 anni, ma ne dimostrava qualcuno in più. La notte del 6 gennaio 2014 una giovane donna si gettò nelle acque del fiume Mississipi. Unico testimone il guardiano notturno dell’Acquarium of America, Albert Cordova.

In quel periodo a New Orleans c’erano almeno 150 ragazze scomparse. Gli furono mostrate molte foto, tra cui quelle di Ylenia, ma il guardiano riconobbe quella della quindicenne. Qualche giorno dopo l’adolescente chiamò i genitori per dire che si era allontanata spontaneamente e che voleva viaggiare attraverso gli Stati Uniti. Poi scomparve di nuovo e nessuno l’ha mai più rivista. Dopo la denuncia presentata da Al Bano il 26 gennaio, in America quello di Ylenia diventò un vero e proprio caso di scomparsa. A seguirlo anche Ronald Brink, considerato uno dei migliori poliziotti della Louisiana. Fu lui a mostrare di nuovo le foto di Ylenia al guardiano e questa volta lui la riconobbe come la ragazza che si era gettata nel fiume. All’epoca le ragazze potevano essere scambiate, magari da chi non le conosceva bene? Il dubbio, di conseguenza, è che la ragazza uccisa dopo aver chiesto un passaggio fosse in realtà la 15enne del West Virginia. Una domanda che avrà presto una risposta. Definitiva.