Cronaca

Milano, banca della camorra. “Prestiti al 40% e minacce con metodi mafiosi”

Due degli arrestati erano già stati condannati per aver fatto parte dell'associazione camorristica "Nuova Famiglia" dall'80 al '96. Il centro delle attività era in piazza Risorgimento, quartiere bene del capoluogo milanese

Decine di imprenditori milanesi a corto di liquidità si recavano in piazza Risorgimento, quartiere dell’alta borghesia, e si rivolgevano a loro: concedevano prestiti di centinaia di migliaia di euro a un interesse del 40%: funzionava quindi come una sorta di “banca parallela”. Questa la ricostruzione della Dda di Milano che ha ordinato l’arresto di quattro persone con l’accusa di esercizio abusivo del credito aggravato dal metodo mafioso e autoriciclaggio e riciclaggio. Due di loro, Vincenzo Guida e Alberto Fiorentino entrambi di origine napoletana, erano già stati condannati per essere stati membri dai primi anni ’80 al ’96 dell’associazione camorrista “Nuova Famiglia“, in contatto a Milano con esponenti storici di “Cosa nostra” e della ‘ndrangheta. Gli altri fermati sono Filippo Magnone e Giuseppe Arnhold, accusati di riciclaggio e già coinvolti in altre indagini per fatturazioni false.

Il denaro ricavato dai prestiti veniva prima trasferito su conti svizzeri e ungheresi e poi fatto rientrare nel capoluogo lombardo per essere rinvestito in attività illecite. Per questo tutti i reati contestati sono aggravati dalla transanazionalità. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 1 milione e 500mila euro in contanti, divisi in mazzette da 2500 euro, oltre a diamanti, un lingotto d’oro e altri gioielli per un valore di alcune centinaia di migliaia di euro.

Il centro delle attività criminali era appunto in piazza Risorgimento: gli scambi di denaro avvenivano, in inverno a casa di Guida mentre d’estate in strada sulle panchine o sui tavolini dei bar della zona. In alcuni casi gli imprenditori erano costretti a versare anche 75mila euro al mese. “Non abbiamo contestato il reato di usura –  spiegano gli inquirenti – ma abbiamo documentato prestiti con metodi mafiosi che ci permettono di lavorare anche su questa ipotesi. Dalle intercettazioni sono emerse conversazioni che ci fanno sospettare fortemente che vi fosse usura. Ma va dimostrato”.