Politica

D’Anna (Ala): “M5S? Giacobini senza cultura. A Roma Pd e destra si uniscano contro i grillini”

Pd e destra alleati a Roma contro M5s e convergere su Marchini? L’idea di Beatrice Lorenzin non è peregrina. Sarebbe una solidarietà nazionale della politica contro l’antipolitica”. Lo afferma ai microfoni di Ecg Regione, su Radio Cusano Campus, il senatore di Ala, Vincenzo D’Anna, che aggiunge: “Se il pericolo è l’antipolitica, il qualunquismo, l’approssimazione violenta e per alcuni versi eversiva del Movimento Cinque Stelle, che fa leva solo sul malcontento e sulla protesta, allora è bene che quelli che invece non vogliono denigrare le istituzioni, ma difenderle, si uniscano. Io ho preoccupazione del fatto che la futura classe dirigente possa essere del Movimento Cinque Stelle. Ho preoccupazione di gente che viene scelta tramite la rete e i meetup prendendo nove o dieci voti e che viene controllata da Grillo e Casaleggio, i quali non presentano nemmeno uno statuto su base democratica”. E rincara: “Il M5s mi fa paura perché opera aggressivamente in un regime non democratico e di sospetto. Casaleggio l’altro giorno ha detto che non solo bisogna buttare fuori i corrotti, ma che bisogna anche colpire i sospetti. Queste cose le facevano i giacobini: eliminare gli avversari col sospetto e senza prove. I grillini fanno i giacobini senza averne però la cultura, mica hanno gli enciclopedisti dietro. Non hanno Robespierre, Rousseau o Diderot. Questi vogliono fare i giacobini senza avere avuto né arte né parte prima di accingersi a governare il Paese”. Il parlamentare verdiniano si esprime sull’assoluzione di Calogero Mannino nel processo sulla trattativa Stato – mafia: “Questo processo, insieme ad altri simili che purtroppo sono in corso da anni, nasce da una barbarie legislativa, che è quella di non aver definito il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ricordo che per lo stesso tipo di reato è finito in galera Marcello Dell’Utri, è ancora in galera Nicola Cosentino ed è stato condannato Totò Cuffaro. C’è poi un altro vulnus” – continua – “i pentiti sono nella disponibilità dei pm, senza che ci sia un giudice terzo che ne vagli preventivamente le cose che il pentito racconta. Un qualsiasi pregiudicato camorrista o mafioso già accertato, nel momento in cui comincia a collaborare, ha sconti di pena, il dissequestro dei beni, la sicurezza della propria famiglia, un assegno mensile di 2500 euro”. E chiosa: “Mannino sono quattordici anni che è sotto processo, è stato distrutto politicamente e dire oggi che si sono sbagliati, dopo averlo arrestato, assolto una prima volta e messo nuovamente in mezzo, non può bastare. Voglio anche ricordare l’assoluzione del generale Mori, su cui sono state fatte trasmissioni e Travaglio, Ingroia e Santoro ci hanno campato per anni buttando palate di fango