Tecnologia

Banda larga, Italia: poca, lenta e più cara d’Europa

L’Italia, nel 2014 – secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Commissione europea – è stata il Paese, in Europa, con il minor numero di famiglie connesse a Internet attraverso la rete fissa: poco più del 50% di famiglie, contro una media europea che supera il 70%. Paesi come la Slovenia o la Francia sfiorano il 75% e altri come la Repubblica Ceca, la Danimarca, il Belgio, la Gran Bretagna, la Germania ed il Lussemburgo superano addirittura la soglia del 75%.

Ma questo, purtroppo, lo sappiamo da tempo.

Uno studio commissionato dall’Unione europea alla Van Dijk – Management consulting e pubblicato nei giorni scorsi, ora, però, aggiunge allo scenario noto e di per sé assai poco rassicurante, altri dati che lasciano assai poco ben sperare sul futuro del Paese in termini di diffusione di Internet e del digitale.

Secondo lo Studio, infatti, il prezzo degli abbonamenti a Internet in Italia sarebbero sistematicamente e ampiamente al di sopra della media europea a prescindere dall’ampiezza della banda messa a disposizione dei clienti, con la sola eccezione delle offerte ad oltre 100Mbps alle quali, tuttavia, aderiscono una minuscola pattuglia di italiani.

Per il resto, numeri, dati e grafici pubblicati nello Studio raccontano in maniera plastica un Paese nel quale non solo c’è meno banda larga – di rete fissa – che nel resto d’Europa ma i prezzi sono tra i più alti del vecchio Continente.

E non parliamo di leggeri scostamenti di prezzo al rialzo ma di percentuali che lasciano a bocca aperta.

Secondo lo Studio, ad esempio, un abbonamento di accesso a Internet (standalone, ovvero senza telefono o altri servizi, ndr) attraverso una connessione a banda larga di velocità compresa tra i 4 e 8 Mbps costa il 78% in più della media europea, mentre un analogo abbonamento di velocità compresa tra gli 8 e i 12 Mbps da noi costa, il 107% in più della media europea.

E, naturalmente, questi son proprio gli abbonamenti più diffusi sul mercato giacché, a differenza del resto d’Europa dove, nella media, si viaggia a velocità ben superiori, il 75% degli utenti italiani dispone di un abbonamento a banda larga che consente di andare online proprio ad una velocità compresa tra i 2 ed i 10 Mbps.

La percentuale dei “fortunati” che possono navigare a più di 30 Mbps in Italia, d’altra parte, è più di sei volte inferiore rispetto alla media europea: un privilegio riservato ad appena il 3,9% degli abbonati ad un servizio di banda larga di rete fissa in Italia.

E non sorprende, quindi, che gli italiani – pur disponendo di un accesso a Internet decisamente poco veloce rispetto al resto d’Europa – si ritrovino costretti ad investire negli abbonamenti a banda larga una percentuale del proprio reddito superiore rispetto al resto del vecchio continente.

A fronte di una media europa dell’1,97% infatti, in Italia ci si ritrova costretti a riservare alla connessione Internet, in media, il 2,38%. Una percentuale che si relega al sedicesimo posto, tra i Paesi i cui cittadini spendono di più per garantirsi un accesso online.

Peggio di noi solo: Grecia, Slovenia, Irlanda, Spagna, Portogallo, Ungheria, Romania, Cipro e Croazia.

Si tratta, naturalmente, di numeri che si limitano a scattare una fotografia – peraltro parziale di un mercato ben più complesso ed articolato nel quale, ad esempio, il mobile è ormai divenuto co-protagonista –  e non consentono di trarre conclusioni sulle responsabilità di una situazione che, tuttavia, rappresenta un’anomalia italiana.

Guai a puntare l’indice solo contro gli operatori delle telecomunicazioni, solo contro il Governo o contro le Authority ma, a un tempo, guai a far finta di nulla o a cercare giustificazioni utili a sottovalutare una situazione che minaccia di tenere ancora a lungo, il nostro Paese fuori dagli enormi benefici – democratici, culturali ed economici – che la diffusione di Internet sta producendo nella più parte del mondo.

Continuiamo a rischiare di diventare un’isola analogica e disconnessa in un mondo digitale e interconnesso. E, quel che è peggio, sembriamo preoccuparcene davvero poco.